Politica estera

Assange non è Navalny. Ma l'America non sia come la Russia

Julian Assange non è il messia, non è imputabile soltanto del reato di giornalismo, ma anche di conseguenze penali che non sono graziabili a furor di popolo e questo tantomeno negli Usa

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Julian Assange non è Navalny, ma gli Stati Uniti non sono la Russia. Julian Assange non è il messia, non è imputabile soltanto del reato di giornalismo, ma anche di conseguenze penali che non sono graziabili a furor di popolo e questo tantomeno negli Usa, Stato di diritto per definizione anche se, per processare Assange, hanno chiesto la sua estradizione per reati che prevedono lo sproposito di 175 anni di carcere.

Gli Stati Uniti sono e restano una democrazia di riferimento, dove la certezza della pena significa anzitutto che una pena c'è stata: è solo all'ombra di questo pilastro che la giustizia d'oltreoceano potrà specchiarsi nelle proprie contraddizioni. Allo stesso modo, Alexei Navalny non era un santo, ma è giunto all'appuntamento con la Storia con tempi diversi e di cui si è portato la responsabilità sino alla tomba: questo in una falsa democrazia (e vera dittatura) dove lo stato di diritto non ha mai avuto cittadinanza e dove lui, da oppositore, incarnerà a lungo la lotta del popolo ex sovietico per la libertà.

Mentre dunque Navalny rappresenta la speranza di una democrazia, Assange ne rappresenta il frutto controverso, un rompicapo che appunto solo una democrazia può permettersi: è colpevole di aver violato delle leggi sulla sicurezza nazionale, ma anche di aver messo in luce delle verità di cui i media mondiali si sono nutriti per anni. Forse una colpa indiretta di Assange è proprio questa: l'aver additato, con la sua Wikileaks, soprattutto crimini occidentali e comunque della stessa civiltà che ha partorito lui e i suoi aneliti di libertà. Parliamo degli Stati Uniti e di una civiltà che tuttavia condannò Chelsea Manning - l'ex militare che consegnò a Wikileaks decine di migliaia di documenti riservati - a 35 anni di carcere nel 2013, ma prima di essere graziata da Barack Obama e prima ancora di essere di nuovo arrestata per non aver testimoniato: ma oggi è libera. Assange non lo è, prima arrestato, poi rifugiato politico nell'ambasciata dell'Ecuador (per sette anni) e poi ancora arrestato, in attesa di sapere, oggi, se l'estradizione sarà concessa: una vita che l'ha distrutto, per quanto sia sopravvissuto.

Forse è qui la differenza: Navalny non è sfuggito alla giustizia di Putin, ed è morto.

Assange è sfuggito alla giustizia Usa ed è vivo, e lo rimarrà, forse perché il suo e nostro lavoro le sue responsabilità, e le nostre di giornalisti non è finito.

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