Cronache

Assenze per malattia: licenziamento più facile

Troppi giorni di malattia "agganciati" al fine settimana possono arrivare a costare il posto di lavoro

Assenze per malattia: licenziamento più facile

Gli assenteisti adesso sono avvisati. Troppi giorni di malattia, "agganciati" al fine settimana o comunque in coincidenza con turni di lavoro sgraditi come le notti, possono arrivare a costare il posto di lavoro. Anche se non verrà superato il limite dei giorni di assenza consentiti per contratto. Questo perché il datore di lavoro può dimostrare che le assenze "tattiche" hanno inciso sulle prestazioni creando danni organizzativi. A deciderlo è stata la Cassazione che ieri ha convalidato il licenziamento del lavoratore di un'azienda di materiale edile della provincia di Chieti.

Rendendosi colpevole di assenze "strategiche", il lavoratore di Chieti aveva fornito "una prestazione lavorativa non sufficiente e proficuamente utilizzabile dall’azienda". Ascoltando come testimoni i colleghi, la corte d'Appello dell’Aquila aveva, infatti, accertato le assenze sistematiche, per "un numero esiguo di giorni", ma "reiterate", a "macchia di leopardo e costantemente agganciate" ai giorni di riposo. E se questo è stato il comportamento del lavoratore, non può essere fatta valere l’obiezione, mossa nel ricorso, di "non aver superato con le assenze il periodo di comporto" (cioè la somma dei giorni di malattia consentiti dal contratto) per dimostrare il licenziamento senza giusta causa.

Dal punto di vista giuridico la Corte aggancia la decisione a precedenti pronunce su "licenziamenti per scarso rendimento". Secondo la Cassazione, infatti, "il datore di lavoro non può recedere dal rapporto prima del superamento del limite di tollerabilità dell’assenza", anche se in questo caso le assenze per malattia assumono rilievo per la prestazione lavorativa "inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale". Infatti, spiega la Corte, le assenze "comunicate all’ultimo momento determinavano la difficoltà, proprio per i tempi particolarmente ristretti, di trovare un sostituto", con "malumori nei colleghi che dovevano provvedere" al rimpiazzo.

In futuro spetterà al giudice valutare se davvero c’è stato un danno. Il datore di lavoro può provare "anche mediante elementi presuntivi ed indiziari" che tutte quelle assenze hanno effettivamente recato danno all’organizzazione dell’azienda.

Con l'"evidente violazione della diligente collaborazione dovuta dal dipendente", che è motivo che giustifica il licenziamento.

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