Cronache

Assoluzioni, errori, flop: le indagini sui "sistemi" vanno sempre in fumo

Assoluzioni, errori, flop: molti casi non arrivano neppure a processo. Quante vittime, dall’ex ministro Guidi a Incalza

Assoluzioni, errori, flop: le indagini sui "sistemi" vanno sempre in fumo

L a tentazione è sempre la stessa. Così dal 1996, dai tempi di quell’inchiesta che fu ribattezzata un po’ frettolosamente Mani pulite due. Non già colpire singoli reati, ma sradicare il malaffare nel suo complesso.

Un sistema opaco, una cittadella dell’illecito, un network dell’affarismo. Si parte fra fanfare e standing ovation, titoli roboanti e giornali pronti a incartare quel che la pesca delle intercettazioni ha tirato su. Poi piano piano le certezze si sgretolano, le frasi compromettenti vengono rilette in un altro modo, il freno prende il posto dell’acceleratore. L’opinione pubblica, che da vent’anni e passa, dopo l’esperienza irripetibile di Mani pulite, si abbevera al sensazionalismo delle manette e degli avvisi di garanzia, fatica a tracciare un bilancio obiettivo, ma il domino dei flop è impressionante.

E quando anche non c’è la caduta, c’è qualcosa che le assomiglia molto. Faldoni che vanno serenamente in prescrizione, pezzi di inchieste spezzatino che rimbalzano mestamente da una città all’altra, processi che invecchiano fra sbadigli e cavilli. Un anno fa Tempa Rossa con le sue trivelle calamitava le energie dei cronisti giudiziari alle prese con le dimissioni del ministro Federica Guidi, inguaiata dall’ex fidanzato Gianluca Gemelli. Sembrava che lui ne avesse combinate di ogni in una smania di business torbidi. Ora scopriamo che i pm hanno chiesto l’archiviazione per l’ormai ex fidanzato prezzemolo e anche altri rami collaterali, come quello in cui era indagato l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, numero uno della Marina militare, sembrano essersi seccati. E però siamo andati avanti per settimane fra lobby del petrolio, concessioni demaniali, ombre di mazzette e avanti con i colpi di scena, come nemmeno in una fiction.

È sempre lo stesso copione: qualche anno fa era emerso il cosiddetto sistema Incalza, da Ercole Incalza, il superdirigente inchiodato ai vertici del ministero delle infrastrutture. Poi il sistema Incalza, diventato quasi un mantra nei talk show e negli editoriali, si è perso per strada, l’associazione a delinquere che avrebbe inquinato i pozzi della Tav è evaporata, lui si è preso la soddisfazione, si fa per dire, di arrivare alla sedicesima assoluzione. Anzi, al sedicesimo proscioglimento perché non c’è stato nemmeno bisogno di arrivare a processo. I teoremi e gli scenari apocalittici si sono dissolti prima ancora di bussare all’udienza preliminare. Come era successo, in una successione vertiginosa di disastri giudiziari venduti come successi straordinari, quando un’indagine altrettanto memorabile tagliò la testa al principe Vittorio Emanuele: arrestato sotto un cumulo di accuse infamanti, dallo sfruttamento della prostituzione alla corruzione sulle macchinette da piazzare nei casinò e costretto, lui che era stato in esilio, a non lasciare l’Italia. Con la cronaca a fare il verso alla storia.

Anche qui gli stessi meccanismi. Scandali su scandali, poi il finale imbarazzante con la procura di Como, dove era arrivato il fascicolo principale nel solito pendolarismo giudiziario, che ritiene di non dover nemmeno chiedere il dibattimento. Accadrà lo stesso per gli appalti della Consip? Certo, qui il capo d’imputazione sembra partire da gare con cifre e numeri, quelle che ingolosivano Alfredo Romeo, ma già si vede il tentativo di allargare il raggio al famoso Giglio magico. La procura di Roma, probabilmente in contrasto con Napoli, cercherà di stringere su Romeo senza aprire il vaso di Pandora. Chissà. Di molte indagini restano solo immagini sfocate: verbali allusivi e scivolosi come saponette, trame di presunti faccendieri più abili della Spectre, le parole di rabbia carpite dalle cimici, come Federica Guidi che dice a Gemelli: «Mi tratti come una sguattera del Guatemala». Poco altro. La gente sotto sotto pensa che la notte sia nera per tutti, ma l’inverno è quello della giustizia.

E dei giustizieri che fanno cilecca.

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