Cronache

Australia, guariti due sieropositivi

I due si sono sottoposti in Australia a trapianto di midollo per guarire un tumore: non hanno più né cancro, né virus dell'Aids

Il modello del virus dell'Hiv, responsabile dell'Aids
Il modello del virus dell'Hiv, responsabile dell'Aids

Arriva una nuova speranza nella lotta all'Aids dall'Australia, dove due uomini sieropositivi e malati di tumore sono stati sottoposti a trapianto di midollo e sono risultati ora guariti sia dal cancro che dall'Hiv.

I pazienti, trattati all’Ospedale St Vincent’s di Sidney in collaborazione con il Kirby Institute della University of South Wales, hanno ora livelli non rilevabili di Hiv da più di 3 anni dopo aver subìto questa  procedura, come è stato annunciato nel corso della Conferenza mondiale sull’Aids a Melbourne. Uno dei due pazienti si è sottoposto con successo a trapianto di midollo osseo nel 2010 per un linfoma non-Hodgkin. Il donatore aveva una delle due possibili copie di un gene "scudo" dell’Hiv. Nel 2011, il secondo paziente ha subìto una procedura simile per una leucemia mieloide acuta, ma con midollo privo dell’impronta genetica che offre immunità protettiva. Entrambi hanno eliminato il virus, ma rimangono in terapia antiretrovirale come misura protettiva.

"Siamo così contenti che entrambi i pazienti stiano abbastanza bene anni dopo il trattamento e siano rimasti liberi sia dal tumore che dal virus Hiv", dice il principale autore dello
studio e direttore del Kirby Institute, David Cooper. Fino a oggi solo una persona è "guarita" dall'Hiv: un americano, Timothy Ray Brown, che si è sottoposto a due trapianti di midollo osseo a Berlino (nel 2007 e nel 2008). In questo caso, il secondo donatore aveva entrambe le copie del gene che dà protezione contro il virus (una mutazione del Ccr5 Delta32), che si trova in meno dell’1% della popolazione. L’uomo non è più in terapia antiretrovirale e rimane libero dal virus. I ricercatori sottolineano che i trapianti di midollo osseo non possono rappresentare una cura funzionale generale per i quasi 40 milioni di sieropositivi in tutto il mondo. Si tratta infatti di una procedura complicata e costosa che può portare alla morte nel 10% o più dei casi.

Si apre però una nuova direzione per la ricerca contro l’Aids.

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