Cronache

Il comunismo verde dei "Gretini" adesso sbarca anche in Vaticano

La baby attivista Greta Thunberg da papa Francesco: "Unisciti alla protesta". Che il clima non c'entri in tutto ciò è evidente

Il comunismo verde dei "Gretini" adesso sbarca anche in Vaticano

Il riscaldamento globale è la realizzazione del sogno degli ambientalisti (che da ora in poi chiamerò sempre e solo Gretini): esercitare il controllo totale sulla società e sui comportamenti individuali. Il Gretinismo è servito per decenni come migliore scusa per il controllo delle azioni dei singoli individui, ricattandoli con avvertimenti del tipo: fa' questo per la salvezza dei tuoi figli o, se non ne hai, per la salvezza delle foche. Ma col riscaldamento globale è tutta un'altra forza: fallo per la salvezza dell'intero pianeta, ché il tuo comportamento a Stoccolma, sostiene la piccola Greta, ha conseguenze a Gitega, nel Burundi. Lo spettro del riscaldamento globale ha il beneficio aggiuntivo di consentire di superare l'irritante ostacolo delle sovranità nazionali, dispregiativamente liquidate come sovranismi.

Il problema del riscaldamento globale è così gigantesco che, in realtà, nessuna soluzione è sufficiente a risolverlo, e qualunque cosa si faccia non sarà mai abbastanza. Rammentate il protocollo di Kyoto che entrò in vigore nel 2003, ci fece dissanguare economicamente, ma al risultato che si prefiggeva non ci si avvicinò d'uno iota? Era «solo un primo passo». Ma perché la CO2? Perché controllare la CO2 significa controllare gli usi dell'energia, e ciò significa controllare tutti noi, la nostra economia, i nostri stili di vita: ove ha fallito il comunismo, ci stanno provando col Gretinismo. Il che non è esente da una tragica ironia: i peggiori disastri ecologici sono stati quelli perpetrati nei Paesi del blocco sovietico e lo sono ancora oggi nella comunista Cina.

I Gretini vorrebbero convincerci che più alto è il nostro benessere, maggiore è il danno che facciamo all'ambiente, in generale, e al clima, in particolare. Naturalmente, i costi da sopportare per fare come essi dicono di fare saranno sempre a carico di «altri», i cattivi: le multinazionali e i ricchi, europei e americani. Il concetto l'ha messo nero su bianco anche Francesco, nella sua Laudato si'. Il nemico dei Gretini, allora, è la ricchezza, il benessere, il divario tra chi è ricco e chi è povero: il ricco deve sentirsi in colpa, e deve diventare povero. Il sospetto che un nemico più appropriato dovrebbe essere la povertà non li sfiora nemmeno. Ma sono Gretini.

Allo scopo malcelato di diminuire questo odioso benessere, la parola d'ordine è diminuire i consumi delle risorse energetiche del pianeta. Per lasciarle dicono i Gretini anche alle generazioni future. Peccato che col petrolio che finisce, poniamo, fra 50 anni, il gas fra 100 e il carbone fra 300, risparmiarne un fantastico 10% (l'equivalente di improponibili 4 protocolli di Kyoto) significa farli finire fra 55, 110 e 330 anni, rispettivamente, con buona pace delle generazioni future. E con buona pace dei timori dei cambiamenti climatici che rimarrebbero tutti, visto che qualunque catastrofe sia prevista accadere fra 100 anni accadrebbe inesorabilmente 10 anni dopo. Ma l'aritmetica non è mai stata il forte dei Gretini. Forse le lezioni d'aritmetica erano previste di venerdì.

Allora, se si vogliono gratificare le generazioni future, la vostra parola d'ordine, cari Gretini, dovrebbe essere non «diminuire» ma «immediatamente interrompere, senza se e senza ma» i consumi delle risorse energetiche del pianeta. E, se si vuole evitare che il clima impazzisca, anche le generazioni future dovrebbero astenersi dal servirsi di quelle che, a questo punto, «risorse» non possono più chiamarsi: la logica Gretina, insomma, privando dello stato di «risorsa» l'oggetto delle loro attenzioni, toglierebbe a costoro il loro potere venefico.

E siccome i Gretini non sono cretini, hanno capito che il veleno devono somministrarlo a dosi controllate. Somministrata e digerita la prima dose politicamente accettabile di veleno, si passa alla seconda. A questo proposito, la campagna sul clima è insidiosissima: si comincia col vendere l'imminente pericolo e la necessità di agire, quindi si prospettano azioni successive, tutte costosissime e naturalmente inutili (ricordatevi che l'unica soluzione utile sarebbe il fermo totale). Quando la loro inutilità sarà evidente, si dirà che non è abbastanza, e che quello precedente era solo un piccolo passo. E via di questo passo. In ogni momento la parola d'ordine è fateci caso «agire subito».

Che il clima non c'entri in tutto ciò è evidente, se si hanno occhi per vedere quanto nudo è il Re: appena 50 anni fa ci dicevano che, per colpa nostra, il pianeta si stava raffreddando, oggi ci dicono che, sempre per colpa nostra, si sta riscaldando, ma le azioni che suggeriscono siano intraprese sono, oggi, le stesse di allora. Ciò che aspirano controllare, allora, non è il clima.

Ma gli uomini.

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