Cronache

"Badge in mutande? Nessuna truffa, abito lì"

La moglie del vigile urbano che timbrava in mutande: : "Per ciascun fatto abbiamo le prove che niente è come è stato descritto nelle accuse"

"Badge in mutande? Nessuna truffa, abito lì"

Si chiama Alberto Muraglia ed è diventato, suo malgrado, il simbolo dell'inchiesta sugli impiegati comunali di Sanremo che timbravano il cartellino e poi, come se nulla fosse, giravano i tacchi, uscivano dai loro uffici e si facevano i fatti propri. Muraglia ora si trova agli arresti domiciliari, con l'obbligo di non rilasciare interviste. Al suo posto, però, parla la moglie Adriano che, in un'intervista al Corriere, dice: "Alberto è sempre stato un motivo di orgoglio per il Comune e adesso guarda cosa doveva capitare...". Già perché Alberto, per tanto tempo, è stato considerato un lavoratore modello in comune (e non solo). Come riporta il Corriere, il vigile urbano, ha avuto "una doppia attività come custode del mercato annonario che praticamente è casa sua (il suo appartamento è dentro al mercato) e - cosa di cui lui va più orgoglioso - italiano di fiducia dei reali del Belgio per vent'anni".

Nell'intervista al Corriere, la moglie di Muraglia afferma: "Per ciascun fatto abbiamo le prove che niente è come è stato descritto nelle accuse. Dicono che si allontanava dal servizio e invece abbiamo carte e testimoni che dimostrano che stava lavorando eccome! Dicono che timbrava in ritardo per far la cresta sugli straordinari eppure non ha mai preso un centesimo di straordinario se non richiesto e approvato dai suoi superiori per motivi certificati".

Eppure ci sono le immagini della moglie e della figlia di Muraglia che timbrano al posto suo: "È che magari si ricordava del timbro mentre era sotto la doccia e ci diceva: per favore vai tu? Non era un imbroglio, mi creda. Noi siamo gente perbene".

Infine Adriana svela un retroscena che scagionerebbe il marito: la casa del vigile avrebbe infatti un ufficio a due porte: da una parte si va dritti nell'appartamento di Muraglia, mentre dall'altra si va verso un corridoio che mette in comunicazione diversi uffici comunali.

Per questo, dice andava a timbrare "in mutande se si ricordava di farlo fuori tempo massimo, quando si era già messo in libertà".

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