La banca che regala 2mila euro ai dipendenti

La banca che regala 2mila euro ai dipendenti

Mentre gli altri tagliano stipendi e posti di lavoro, c'è una banca che premia i suoi lavoratori. Con 2mila euro di bonus a testa. Ennio e Massimo Doris, padre e figlio, presidente e amministratore delegato di Banca Mediolanum, hanno deciso di investire ben 17 milioni di euro del loro gruppo per gratificare i propri 2.900 dipendenti e gli oltre 5mila consulenti (i family banker).

Alla fine di un anno che - senza spingersi a parlare di Ilva, piuttosto che di Auchan, Whirlpool o di altre tra le 150 crisi aziendali aperte al Mise - si è chiuso con enormi preoccupazioni proprio nel settore bancario, Mediolanum dà un segnale di forza e di controtendenza. Basta pensare ai 5-6mila esuberi annunciati da Unicredit, agli oltre 200 di Deutsche Bank in Italia e più in generale ai 35 mila previsti dai primi 9 gruppi bancari italiani nei loro piani industriali da completare entro il 2020.

Merito di un anno «straordinario» come ha detto ieri Massimo Doris in un incontro con la stampa; ma anche di un modello di banca che, lo ha ricordato Ennio, «non ha simili in Italia», partito già più di 30 anni fa senza gli sportelli. E non solo per gestire risparmio: «Siamo una banca a tutti gli effetti, raccogliamo risparmio e facciamo prestiti», con indici di solidità a livelli record in Europa. Una banca che chiuderà un ottimo bilancio, grazie al quale «pagheremo un dividendo superiore a 40 centesimi. E, tenendo conto dell'anno particolare, distribuiremo anche un extradividendo, in cash».

Mentre per quanto riguarda le nuove iniziative di prodotto, la banca ne ha svelate un paio. La prima è l'offerta di un tasso del 2% annuo lordo sulle nuove somme vincolate per sei mesi, con canone zero per il primo anno. In una fase storica di tassi a breve negativi si tratta di un'iniziativa commerciale molto aggressiva e coraggiosa. La seconda è il rilancio dei Pir, che con la nuova legge di bilancio torneranno a essere sottoscrivibili anche da nuovi clienti. «Li lanceremo a fine gennaio e inizieremo a raccogliere a febbraio - ha detto Massimo - e puntiamo a eguagliare la raccolta del 2018, pari a 700 milioni nell'arco di 11 mesi». Le iniziative note finiscono qui. Ma altre arriveranno, a breve e a lungo termine. «Quest'anno compirò 80 anni - ha detto Ennio - ma è come se ne avessi sempre 40. E non smetto mai di pensare a come sarà il mio gruppo nel futuro, alle cose che bisogna fare per restare dove siamo arrivati. E le ho già molto chiare nella mia mente». Nessun timore per la concorrenza del Fintech: «Noi investiamo in tecnologia per metterla al servizio dei clienti attraverso i consulenti. Ma di questi ci sarà sempre bisogno, come dei medici: a nessuno salta in mente di curarsi on line».

E infine, in un incontro con i Doris, non poteva mancare la partita Mediobanca, di cui Mediolanum è grande socio con il 3,28% del capitale. «Escludo una fusione con Mediobanca - ha detto Ennio - che vuole andare avanti per conto suo e noi pure. Inoltre noi Doris siamo i primi azionisti con il 40% di Mediolanum e non ci diluiremo con nessuno». Mediobanca va bene così per Ennio: «Non ha grandi costi e ha diversificato i ricavi. Avrà un brillante futuro».

Ma lo Statuto, là dove prevede che l'ad si debba scegliere tra i manager interni con oltre 3 anni di anzianità, si deve cambiare: «Sono favorevole a una modifica. Questa anomalia era stata inserita quando Unicredit era arrivato al 18% dopo la fusione con Capitalia. Allora fu una scelta obbligata per difendere l'autonomia di Mediobanca» Adesso non serve più.

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