Economia

Banca Etruria, nuovo esposto: trucco nascosto nel rendimento dei titoli

La segnalazione è stata apprezzata dal procuratore che darà "ulteriore forza all'indagine già aperta dalla Procura di Arezzo su questo filone e che è tuttora in corso"

Banca Etruria, nuovo esposto: trucco nascosto nel rendimento dei titoli

L'Associazione Vittime del Salva-Banche e l'Associazione Amici di Banca Etruria hanno presentato oggi in Procura ad Arezzo un nuovo esposto contro gli ex vertice di Banca Etruria.

Nell'esposto si evidenzia "un ipotetico dolo nella modalità di emissione di obbligazioni subordinate Banca Etruria del 2013, finalizzato a vendere in maniera capillare tali rischiosi prodotti finanziari ai piccoli risparmiatori".

Sempre nelle carte consegnato al procuratore Roberto Rossi, l'Associazione Vittime del Salva-Banche e l'Associazione Amici di Banca Etruria hanno segnalato delle anomalie legate alle emissioni delle obbligazioni subordinate del 2013. "Nel 2013 infatti il cda della vecchia Banca Etruria decide di emettere e collocare in maniera granulare presso i propri correntisti un importo di obbligazioni subordinate pari a 110 milioni; cifra anomala per una banca di piccole dimensioni".

E ancora: "La prima anomalia è che i tassi di interesse nel collocamento delle due obbligazioni subordinate non sono assolutamente commisurati al rischio. Il rendimento di tali obbligazioni subordinate era infatti addirittura inferiore a quello di un titolo di Stato. Di conseguenza è mancata la percezione del rischio da parte dei risparmiatori".

E il comunicato continua con un'altra segnalazione: "L'altra evidente anomalia riguarda la valorizzazione di queste due emissioni nel bilancio della stessa banca. Nello specifico, la subordinata con scadenza 2018 a fronte di un valore a bilancio pari al 85% del nominale e la subordinata con la scadenza 2023 con un valore a bilancio pari a 77% del nominale, venivano vendute e rendicontate trimestralmente ai risparmiatori al valore del 100% o anche leggermente superiore".

Le due associazioni concludono: "In sostanza appare evidente la volontà di vendere quanto più, in maniera capillare, prodotti estremamente rischiosi facendoli passare per investimenti sicuri. Questo infatti, vista la pessima situazione economica dell'Istituto, era l'unico modo di collocare tali obbligazioni e mantenere così il controllo della banca, senza essere commissariati per deficit di capitale di vigilanza".

Il procuratore Rossi ha apprezzato l'esposto presentato dalle due associazioni, sostenendo che darà "ulteriore forza all'indagine già aperta dalla Procura di Arezzo su questo filone e che è tuttora in corso".

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