Cronache

Benedetti poster anti Papa È il ritorno delle pasquinate

Benedetti poster anti Papa È il ritorno delle pasquinate

I manifesti affissi a Roma da mano anonima e ironizzanti sulla «misericordia» a due binari di papa Francesco hanno suscitato reazioni dolenti e cupamente seriose da parte di tutti gli intervistati. E ci si potrebbe chiedere perché tutti i tg hanno intervistato solo quelli che si sono stretti a coorte attorno alla Sacra Persona. Dimostrando che con la satira non si scherza, che c'è satira e satira, e va bene solo quella clericalmente corretta. Invece l'intellettualume e il prelatume dovrebbero salutare con gioia il ritorno di un'antica e onorata tradizione romanesca: la pasquinata. Che sempre appuntò i suoi strali sui papi e la curia. «Pasquino» era una statua antica, un tronco mutilo che si pensò raffigurasse Menelao in atto di soccorrere Patroclo (una delle tante ipotesi). Fu trovata negli scavi per il rifacimento di Palazzo Orsini a Roma, nel centralissimo rione Parione. Gli studenti del vicino ginnasio ogni anno si esibivano in una pubblica «accademia», come usava allora, e presero l'abitudine di appendere versi aulici al basamento della statua. La quale, data la sua posizione, ben si prestava a essere vista da tutta la città. Non si sa perché da un certo momento in poi alla statua sia stato attribuito il nome di «Pasquino», forse dal nome di un sarto che, in quei paraggi, teneva bottega e concionava sul governo coi suoi garzoni (anche questa, una delle tante ipotesi). Le vere e proprie «pasquinate», intese come ferocissima satira contro i papi e i cardinali, apparvero nel 1501, sotto il pontificato di Alessandro VI Borgia, sul quale era facile appuntare gli strali. Un autore molto prolifico di pasquinate fu Pietro Aretino, che cercava di tirare la volata in conclave al suo padrone Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Ma venne eletto Giulio II e l'Aretino dovette fuggire da Roma.

Tornò quando fu finalmente eletto il suo datore di lavoro col nome di Leone X, salvo scappare di nuovo alla morte di quest'ultimo. Le pasquinate erano sempre contro chi comandava; avevano coraggio, loro. Sono rimaste famose quelle contro Napoleone, come il dialogo tra le statue di Pasquino e quella di Marforio, che ogni tanto venivano trovate a duettare: «Marforio: è vero che i francesi sono tutti ladri? Pasquino: tutti no, ma BonaParte!». Marforio era un'altra statua ed era stata eletta controparte di Pasquino. Si trovava in Campidoglio e raffigurava un vecchio seminudo sdraiato mollemente. Venne chiamato Marforio forse per la vicinanza col Foro di Marte (Mars Forum, e pure qui le ipotesi sono tante). Napoleone portò via da Roma tutti i tesori d'arte e perfino l'intero archivio vaticano? Pasquino: «Per fortuna che ci chiamano fratelli, / ce cavavan, si no, pur li budelli!». Non mancò Pasquino di commentare da par suo la disastrosa spedizione di Russia: «A Mosca andò per divenir sovrano; / tornò da Mosca con le mosche in mano».

Perciò, qualcuno intervisti direttamente papa Bergoglio: scommettiamo che si sarà messo a ridere.

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