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Berlusconi balla da solo

Il Cavaliere blinda Bertolaso e attacca: non c'è l'unità del centrodestra per colpa di egoismi di partito

Berlusconi balla da solo

I «se» sono d'obbligo, visto le incertezze vere o presunte delle ultime settimane. Ma se sarà vero, come deciso ieri, che Forza Italia correrà da sola alle elezioni amministrative di Roma, se sarà vero, come scriviamo oggi, che l'unico candidato sindaco di Silvio Berlusconi è Guido Bertolaso, se tutto questo terrà nelle prossime ore allora vuole dire che siamo di fronte a una novità politicamente rilevante. Per la prima volta infatti dall'aprile del 1996, elezioni politiche vinte dall'Ulivo di Prodi, Forza Italia e Lega si presentano divise e in competizione tra loro a un appuntamento elettorale significativo.

La scelta è apparentemente illogica, visto che tutti i sondaggi danno per possibile vincente, o comunque molto competitiva, la coalizione unita di centrodestra sia in quasi tutte le città che vanno al voto sia in eventuali elezioni politiche nazionali. Vale la pena di ricordare, giusto per la cronaca, che a rompere il patto non è stato Berlusconi ma sono stati Salvini e Meloni, che dopo avere dato un convinto via libera a Bertolaso hanno cambiato idea in modo repentino e assai ambiguo nelle spiegazioni. Ma il problema non è questo. La vera domanda era ed è: vincere per fare cosa, con che strategia, con che uomini? E qui la decisione di Berlusconi riacquista logicità. Forza Italia e suoi elettori hanno infatti lo stesso dna del suo leader, sono nati per essere partito guida e federatore, non testimonianza ideologica, stampelle o gregari. Non è una scelta arrogante ma un fatto naturale, anzi è stato in passato e potrebbe essere ancora oggi una condanna.

O così o niente, anche se i risultati sul campo dovessero confermare i sondaggi che danno Forza Italia, per la prima volta, non più partito egemone della coalizione. Meglio perdere nelle urne che perdere in libertà, meglio saltare un giro che annacquarsi in avventure poco comprensibili per il proprio elettorato. Chi la pensa diversamente sbaglia i conti. Salvini e Meloni hanno tutto il diritto di andare per la loro strada, di marcare la loro identità e cercare altri soci.

Non hanno quello di pretendere di essere seguiti, non è ancora tempo di dettare condizioni al padre fondatore e al suo elettorato.

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