Cronache

Bombe carta e tirapugni: i tassisti scatenano la rivolta

Scontri con la polizia davanti alla sede del Pd. Sette feriti e 4 fermati, tra cui militanti di Forza Nuova

Bombe carta e tirapugni: i tassisti scatenano la rivolta

Bombe carta, tirapugni e vetrate in frantumi. La settimana di sciopero dei tassisti contro l’emendamento Lanzillotta al decreto legge Milleproroghe, in discussione ieri pomeriggio alla Camera, si è conclusa con un’esplosione di violenza. Migliaia di autisti provenienti da tutta Italia si sono riversati nel centro di Roma. Accanto a loro c’erano gli ambulanti, scesi in piazza contro la direttiva europea Bolkenstein.

La protesta, dopo alcune scaramucce, si è trasformata in guerriglia. Quattro persone sono state arrestate, tra cui due militanti di Forza Nuova. La sede del Pd, in largo del Nazareno, è stata teatro di scontri tra poliziotti e facinorosi. Quattro agenti e tre dimostranti sono rimasti feriti. Il più grave un ambulante di sessant’anni. Il pomo della discordia è l’emendamento, secondo i tassisti «salva-Uber», presentato da Linda Lanzillotta e Roberto Cociancich, senatori del Pd. La proposta di modifica prevede di far slittare, al 31 dicembre 2017, l’entrata in vigore delle misure che limitano i servizi di noleggio con conducente. I tassisti, che accusano i conducenti Uber di concorrenza sleale, vedono la proroga dei tempi come fumo negli occhi e ritengono il governo responsabile della deregolamentazione del settore. Il Milleproroghe, di fatto, fa invece un regalo ai venditori ambulanti.

Questi ultimi, schierati contro l’obbligo di mettere al bando periodicamente le concessioni di spazi pubblici previsto dalla direttiva Bolkestein, si sono visti prorogare a dicembre 2018 le autorizzazioni in scadenza. Ai manifestanti, che chiedono di essere esclusi sine die dal nuovo regime, non basta. Tassisti e venditori si sono ritrovati alle otto del mattino di fronte a Montecitorio. Petardi e bombe carta sono stati scagliati nella piazza e nelle vie limitrofe a partire dal pomeriggio. Gli scoppi hanno mandato in frantumi le finestre di alcuni palazzi all’angolo di via Aquino, le vetrate di una banca e un rosone del palazzo settecentesco Macchi di Cellere. Al lancio di bottiglie e oggetti davanti a Palazzo Chigi e alla sede del Pd, le forze dell’ordine hanno risposto con cariche di alleggerimento.

Il fiume di manifestanti si è riversato lungo via del Corso e via del Tritone, che sono state chiuse al traffico provocando forti disagi alla circolazione. Ingorghi anche a Porta Pia, dove ha sede il ministero delle Infrastrutture. Qui i vigili urbani sono stati costretti a chiudere al traffico un tratto di via Nomentana. Nel pomeriggio, i rappresentanti dei tassisti sono stati ricevuti dal ministro Graziano Delrio, dal suo vice Riccardo Nencini e dalla sottosegretaria Simona Vicari. I manifestanti hanno atteso la fine dell’incontro sotto il ministero. Alcuni hanno intonato l’inno di Mameli, altri cori da stadio contro la senatrice Lanzillotta. Il tutto scandito dall’esplosione di bombe carta e fumogeni. Hanno avuto udienza anche gli ambulanti, ricevuti dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

«Ci vedremo ancora la prossima settimana, ma il ministro è stato chiaro, è a favore della Bolkenstein», hanno detto i rappresentanti dei venditori.

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