Cronache

Bridgestone, parola d'ordine è ecostenibilità

Bridgestone, parola d'ordine è ecostenibilità

Castel RomanoIl futuro degli pneumatici passa anche dall'hinterland di Roma. Dove si parla già anche di gomme totalmente ecosostenibili. Ecco il Centro tecnico europeo sulla via Pontina, a Castel Romano, e la pista di collaudo ad Aprilia. Due strutture firmate Bridgestone. Dal Technical center Europe, uno dei tre a livello mondiale dell'azienda, escono i prodotti destinati al mercato europeo, escluse le gomme per moto e aerei. Costruito negli Anni '70 dalla Firestone, che fa parte del gruppo giapponese dal 1988, è diventato man mano un centro di ricerca e sviluppo d'eccellenza. E il lavoro è così intenso che i test sulle gomme non si fanno più sulle piste accanto ai laboratori a due passi da Pomezia. Dal 2004, infatti, sono stati aperti i circuiti di prova di Aprilia, poco più a Sud, dove si sperimentano su strada tutti i prodotti che escono dai laboratori del Tce. «Nel 2050 avremo pneumatici completamente ecosostenibili. Ci sono già i primi prototipi», dice l'ingegner Emilio Tiberio, direttore Ricerca e sviluppo di Bridgestone.

Per non perdere l'appuntamento con la storia, si studia l'uso di piante alternative al caucciù da cui estrarre la gomma naturale, uno degli elementi base per gli pneumatici. Ma i ricercatori sono al lavoro anche per estrarre la gomma da piante di guayule, mentre i componenti di origine fossile - come gomma sintetica, nerofumo e altri - possono essere sintetizzati dalle biomasse.

Il futuro dello pneumatico per Bridgestone prende spunto dalla tecnologia Ologic (logica ottimizzata con un occhio di riguardo per l'ecologia). Che ribalta le regole sul diametro della gomma e la larghezza del battistrada. Secondo i tecnici nipponici, diametro grande e battistrada più stretto permettono di ridurre la resistenza al rotolamento e quella aerodinamica. Risultato? Aderenza alta anche sul bagnato. La tecnologia Ologic è stata premiata quest'anno a Colonia per l'innovazione apportata all'auto elettrica Bmw i3.

Nei laboratori, che abbiamo visitato, si fanno analisi chimiche e fisiche sui materiali delle mescole, oltre che test sui tessuti che irrobustiscono la struttura dello pneumatico. I prototipi vengono provati per migliaia di chilometri su rulli in sale prova con temperature e condizioni prestabilite. In una di queste si testano persino le gomme in aria ricchissima di ozono per simulare l'invecchiamento: due settimane in questo laboratorio equivalgono ad anni di guida in condizioni normali. Dopo l'ok dei 500 tecnici del centro di Castel Romano, i prototipi devono superare l'esame dei collaudatori. Dopo il lavoro al computer, la parola passa alla pista.

Le prove si fanno ad Aprilia, dove si tengono anche i corsi di formazione Bridgestone per tutta Europa. Oltre otto chilometri di piste costate 40 milioni. Stefano Modena, ex pilota di Formula 1, è uno dei collaudatori della casa giapponese. Un'esperienza da brivido salire in auto con lui per dare un'occhiata ai 17 tipi di asfalto che ricreano tutte le condizioni possibili delle strade europee. E via con gimkcane, frenate su asciutto e bagnato, prove per l'aquaplaning, tenuta di strada in curve strette, sui dossi o ad altissima velocità. Ci sono due curve paraboliche a 36-37 gradi in cui si corre a 250 orari. Curiosità: anche tra italiani, si parla in inglese, la lingua ufficiale nella pista dove lavorano persone da tutto il mondo.

Un esempio: le case automobilistiche mandano in questo centro Bridgestone i loro collaudatori, che devono valutare i pneumatici su comfort, stabilità e altri fattori che condizionano ogni giorno la nostra vita al volante.

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