Cronache

"Le buste arancioni dell’Inps? Meglio preoccuparci per tempo"

50&Più, associazione di Confcommercio dedicata agli over 50 con oltre 300.000 iscritti sul territorio, analizza l’operazione trasparenza sulle pensioni future degli italiani. E invita gli italiani a muoversi per tempo, anche attraverso l’uso dei fondi integrativi

"Le buste arancioni dell’Inps? Meglio preoccuparci per tempo"

«Le buste arancioni? Meglio preoccuparci per temp». 50&Più, grande sistema associativo collegato a Confcommercio che dal 1974 esplora il pianeta della Terza Età cercando di fornire servizi e leggere in anticipo direzioni e bisogni della popolazione anziana, si sofferma con uno studio sulla rivoluzione della «busta arancione», ovvero sul sistem scelto dell’inps per rendere tutti (o meglio molti) consapevoli di cosa li attende alla fine della loro vita lavorativa. La scadenza è prevista per fine mese quando sette milioni di lavoratori privati riceveranno un documento che contiene la simulazione di calcolo del probabile trattamento di pensione sulla base dei dati registrati sull’estratto conto e la proiezione dei contributi che mancano al raggiungimento dei requisiti previsti. La campagna riguarda in maniera graduale (circa 150 mila lettere al giorno) i lavoratori dipendenti del settore privato (compresi i domestici), i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coldiretti) ex Inpdai, iscritti alla gestione separata, i ferrovieri, e altri fondi speciali e agricoli, mentre ai dipendenti pubblici la comunicazione viene acclusa nella busta paga. La busta arancione (dal colore del plico inviato ai cittadini svedesi già 20 anni fa) non è mai diventata realtà, spiega 50&Più, per il timore del diffondersi di una diffusione di previsioni poco attendibili o forse per evitare il propagarsi del timore di incassare una pensione inadeguata a garantire uno standard di vita analogo a quello tenuto durante gli anni di lavoro. «Tuttavia, proprio perché i percorsi lavorativi sono diventati molto più incerti, è importante che questi strumenti di calcolo vengano messi a disposizione». Per capire qualcosa di più di ciò che riceveremo bisogna tenere presenti alcuni elementi. Innanzitutto «il tasso di sostituzione» che rappresenta l’elaborazione del futuro assegno pensionistico. Con il termine si intende il rapporto tra l’ultimo stipendio/reddito e il primo importo di pensione. Secondo stime dell’Inps circa il 60% degli assicurati sta per ricevere sorprese negative, ovvero chi ha effettuato versamenti modesti o ha versato contributi a singhiozzo potrebbe avere un tasso di sostituzione anche inferiore al 50%. Un’ulteriore incognita da valutare è data dal fatto che il montante contributivo accumulato dall’assicurato viene rivalutato ogni anno in base all’andamento quinquennale del Pil. La media degli ultimi 10 anni di incrementi quinquennali è stata dello 0,2%, cioè in frenata e questo perché l’economia del nostro Paese cresce poco e quindi può garantire solo magre pensioni. Il servizio on line dell’Inps «La mia pensione» ipotizza, invece, un aumento annuo del Pil dell’1,5% con la possibilità di scendere all’1% ma non più in basso. 50&Più - che avrebbe auspicato un coinvolgimento dei patronati in questa operazione - giudica comunque positiva la scelta fatta dall’Inps. «E’ giunto il momento della verità e lo shock, ormai avviato, deve invece diventare salutare per tutti. E’ questa dunque una nuova cultura previdenziale che nasce dalla riflessione e dalla consapevolezza e impone oltre all’assicurazione obbligatoria la necessità di costituire una posizione integrativa. In questo i fondi più vicini ai lavoratori (negoziali o di categoria) possono fare tanto. Certamente molto più di quanto spetta all’Inps il cui ruolo è quello di essere sempre di più – architrave dello Stato Sociale – garante delle prestazioni di “base” sia per la previdenza che per l’assistenza. L’auspicio di tutti è che la bustaarancione sia colta come l’occasione per aprire un dibattito costruttivo e partecipato ed evitare che l’Italia continui ad essere in materia previdenziale, il Paese delle decisioni calate dall’alto o delle promesse non mantenute. Ricevere poi in anticipo i consigli e i suggerimenti mette tutti in condizione di non partire da zero.

Il futuro previdenziale è nelle nostre man, preoccupiamoci in tempo».

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