Cronache

"C'è chi va al mare e chi al rave". L'assurda tesi di Lasorella sul party abusivo

La giornalista contesta il governo e non i protagonisti del raduno abusivo. "C'era davvero bisogno di questi segnali muscolari?". E il sociologo Revelli va a ruota: "La polizia poteva filtrare gli accessi"

"C'è chi va al mare e chi al rave". L'assurda tesi di Lasorella sul party abusivo

"C'è chi va al mare e chi va a un rave party". Ma certo: per il ponte di Ognissanti, chi non programma di occupare un capannone per una festa a tutto sballo? Per contestare la tempestiva reazione del governo al ritrovo abusivo di Modena, qualcuno ha sfoderato argomentazioni alquanto bizzare. Come quella di considerare quel raduno non consentito come una libera scelta garantita addirittura dalla Costituzione. Nei momenti in cui le forze dell'ordine intervenivano per interrompere l'assembramento alle porte del capoluogo emiliano, a sostenere queste tesi è stata ad esempio la giornalista Carmen Lasorella.

"Il diritto di riunirsi è garantito dalla Costituzione. Quindi né Piantedosi né altri possono dire: voi non potete stare lì. Né possono bloccare a strada per arrivare, perché così funziona. Se poi dovessero emergere fatti criminosi, allora la situazione assumerebbe un aspetto diverso", ha affermato l'ex conduttrice Rai a Controcorrente, su Rete4, puntando il dito contro il ministro degli Interni e non contro i giovani protagonisti del rave. Mentre Lasorella parlava in quel modo, peraltro, emergevano già testimonianze giornalistiche sull'abuso di droghe e di alcol nel ritrovo di Modena.

Rave party, l'attaco al governo di Lasorella e Revelli

"C'è davvero bisogno in questo momento, a inizio legislatura, di dare questi segnali muscolari, così francamente gratuiti e in questo caso con una copertura sul piano costituzionale evidente e notoria? Perché creare queste situazioni?", ha lamentato ancora Lasorella. Come se gli interventi di polizia andassero calibrati a seconda del momento politico o di una qualche opportunità. Dello stesso tenore, anche le parole pronunciate sempre su Rete4 dal sociologo Marco Revelli. Anch'egli critico con il governo di centrodestra e con il capo del Viminale.

"I segnali muscolari sono evidenti (...) L'unico modo per confrontarsi con queste realtà è quello scelto dal ministro, cioè lasciarli concentrati lì come se fossero in trappola e poi stringerli d'assedio, o non sarebbe auspicabile filtrare l'accesso, controllare chi arriva, annotarsi i nomi dei partecipanti?", ha domandato il professore. E ancora: "Un servizio d'ordine che funziona non aspetta l'occasione per menare le mani, ma cerca di prevenire. Credo che questo sia l'atteggiamento raccomandabile". Quelle pronunciate da Revelli, tuttavia, sono sembrate le valutazioni di chi conosce molto poco il fenomeno in questione. "In genere i rave avvengono in luoghi che vengono affittati rispetto ai proprietari", ha anche aggiunto il sociologo.

Rave party, "fa parte di libertà elementari"

Che avrebbe dovuto fare, dunque, il Viminale? "Un ministro non può dire 'blocchiamo tutto', può invocare da parte del Parlamento una normativa per la quale succeda qualche cosa. Ma non può usare provvedimenti impositivi", ha affermato ancora Carmen Lasorella, tornando a sostenere che quello del ritrovo fosse "un diritto". Da qui, l'osservazione capace di far dubitare il telespettatore di aver udito bene: "C'è chi va al mare e chi va a un rave party a trascorrere la festa di Ognissanti.

Fa parte di libertà elementari che la nostra realtà ha conquistato".

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