Cronache

Calciopoli, Moggi condannato a 2 anni e 4 mesi in appello

Pena ridotta per l'ex direttore generale della Juve. Frodi sportive estinte per intervenuta prescrizione

Calciopoli, Moggi condannato a 2 anni e 4 mesi in appello

Nuova condanna per Luciano Moggi. L’ex direttore generale della Juventus è stata inflitta una pena di due anni e quattro mesi di carcere nel processo d’appello su Calciopoli che si è svolto a Napoli. In primo grado era stato condannato a cinque anni e quattro mesi: è stato, infatti, condannato per il reato di associazione per delinquere, mentre le frodi sportive a lui contestate sono state dichiarate estinte per intervenuta prescrizione del reato.

L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Lo scandalo inizia il 18 settembre del 2004, quando da una indagine su clan e calcioscommesse del 2000, si inizia a indagare su Moggi per il reato di associazione a delinquere. Quasi due anni dopo, l’11 maggio del 2006, si arriva a quarantun avvisi di garanzia dopo l’inchiesta penale di Napoli che prende il nome di "Off side". Dopo due mesi le prime decisione del giudice sportivo: Juventus in serie B e scudetto revocato nella stagione 2006/2007. Nel 2007 si apre un nuovo filone, definito poi "Calciopoli bis", e il 13 aprile vengono alla luce alcune schede telefoniche straniere che alcuni arbitri avrebbero ricevuto da Moggi, in modo che l’ex dg della Juventus potesse conversare con loro. Il 3 ottobre del 2008 Luciano Moggi viene rinvia a giudizio e il 20 gennaio del 2009 inizia il dibattimento davanti alla nona sezione penale del tribunale di Napoli. La sentenza di primo grado sarà pronunciata l’8 novembre del 2011. Per la condanna di primo grado, così come si legge nelle oltre 550 pagine di motivazioni, furono determinanti proprio le schede telefoniche estere fornite ad arbitri e designatori, e le intercettazioni e gli incontri con gli stessi designatori.

L’elemento "più pregnante e decisivo" è rappresentato "dall’uso delle sim straniere procurate da Moggi". Oltre a questa circostanza si sottolineano gli incontri dello stesso Moggi "con i designatori fuori delle sedi istituzionali, che emergono dalle intercettazioni telefoniche in prossimità delle partite, l’uso delle schede straniere fornite a arbitri e designatori, il continuo e prolungato chiacchierare... che effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre". Sul reato di associazione per delinquere la Procura ha indicato "quelli che si ritengono gli elementi di prova della responsabilità di Moggi, utili a conferirgli la qualifica di capo dell’associazione".

E mette in risalto "il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi, che non perde valore indiziante solo perchè dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli arbitri imputati, come De Santis".

Commenti