Politica

Cambiamo tutto ma non le nostre idee

Le nostre idee non sono sacrificabili su nessun altare, neppure quelli del cambiamento e del giovanilismo

Cambiamo tutto ma non le nostre idee

Egregio direttore, abbiamo votato Forza Italia dal 1994 al 4 marzo 2018 e non riusciamo a capire il suo atteggiamento verso il nuovo governo Lega-5 Stelle. Poteva astenersi sulla fiducia e, in futuro votare solo le leggi presenti nel programma del centrodestra, per il bene degli Italiani, e non mettersi all'opposizione con il Pd. Ci auguriamo che il nostro giornale non faccia lo stesso errore. Cordiali saluti.
Maria e Agostino Martello

Cari lettori, come ovvio non posso rispondere delle scelte di Forza Italia, per fortuna mia e di quel partito, perché il nostro compito e mestiere non è fare politica. Se però ho inteso bene le parole più volte pronunciate dal presidente Berlusconi, l'intenzione di Forza Italia coincide con il suo auspicio. Né potrebbe essere diversamente, dato che un pezzo del suo programma elettorale è, almeno in teoria, nel programma dell'anomalo governo e, almeno ci auguriamo, ben difeso da Matteo Salvini. Non lo posso assicurare io, ma immagino che se e quando andranno in votazione provvedimenti tipo legittima difesa, riduzione dell'oppressione e della burocrazia, aumento delle pensioni e altri ancora, in Aula non mancherà il voto dei berlusconiani e su questo giornale, per nostra libera scelta e con coerenza, diremmo un bel «bravi».

Mi sembra di capire che però lei volesse di più, una «astensione» di giudizio nei confronti dell'intero governo. È una questione di lana caprina, di forma più che di sostanza, perché una opposizione responsabile produce più o meno gli stessi effetti dell'astensione. Ma la forma, come lei mi insegna, diventa sostanza quando ci sono di mezzo dignità e onore. Le chiedo: si poteva astenere il giudizio contro quella parte di governo maggioritaria - i Cinquestelle - che si è categoricamente rifiutata di sedersi al tavolo delle trattative con Forza Italia ritenendo il suo leader Silvio Berlusconi il «male assoluto» e i suoi elettori (cioè anche voi) «geneticamente inferiori»? Cioè, si poteva essere ambigui con un partito illiberale e per nulla democratico? Si chieda perché tutta la sinistra escluso Renzi e i renziani, a differenza di Salvini che ha traccheggiato fino all'ultimo imponendo e ottenendo condizioni a lui favorevoli, non vedeva l'ora di entrare nel governo Di Maio a qualsiasi costo. Gli rispondo io: perché ex (e post) comunisti e grillini sono uguali, alternativi per molte cose ma di radici e visioni comuni come ben dimostra l'analisi dei flussi elettorali.

In quanto a noi, cari lettori, potete stare tranquilli. Faremo (come sempre) solo da sentinelle contro quanto di illiberale questo governo ha annunciato di voler fare e viceversa lo sosterremo, sia in politica estera che interna, là dove il suo operato coinciderà con le nostre, e soprattutto vostre, idee. Per ora, le confesso, ci abbiamo capito ben poco anche perché i due leader, Salvini e Di Maio, più che al governo mi sembrano ancora in campagna elettorale: tante parole e nessun fatto concreto. Aspettiamo, anche se già sappiamo che i capisaldi delle rispettive campagne elettorali, flat tax e reddito di cittadinanza, per ammissione dei diretti interessati non vedranno mai la luce, quantomeno nei tempi e nei modi promessi. Aspettiamo, felici di sapere che per i grillini da una settimana aerei di Stato, auto blu e maxi finanziamenti ai gruppi parlamentari non sono più costosi privilegi della casta a spese dei contribuenti ma, usandoli loro, utili strumenti di lavoro. Aspettiamo, contenti di vedere Luigi Di Maio, leader dell'antisistema brigare per occupare poltrone e sgabelli del sistema. Aspettiamo, e già mi pregusto le tante sorprese che nel bene e nel male ci aspettano per i prossimi mesi. Prima di dare giudizi definitivi aspettiamo. Aspettiamo noi, ma anche voi, cari lettori che in assoluta buona fede e non senza ragioni sperate che questa sia l'ora del cambiamento tanto atteso.

Però attenti: cambiamo tutto, mai le nostre idee che non sono sacrificabili su nessun altare, neppure quelli del cambiamento e del giovanilismo.

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