Cronache

La Camera ha deciso: Sappada è in Friuli

Serracchiani: "Accolta come il ritorno di una gente rimasta a lungo staccata dal suo ceppo". FI: "Mattarella, non firmare"

La Camera ha deciso: Sappada è in Friuli

Dopo 9 anni, Sappada diventa un Comune del Friuli Venezia Giulia. Il via libera definitivo al passaggio dalla Regione Veneto, a cui apparteneva, al Friuli è avvenuto con il voto della Camera che ha definitivamente approvato la proposta di legge con 257 voti a favore, 20 contrari e 74 astenuti.

Una giornata storica per Sappada e per tutta l'Italia: si tratta infatti del primo caso di un Comune che passa da una Regione a statuto ordinario a una autonoma. "Sappada non entra nella nostra regione come una bandierina sulla carta geografica, ma accolta come il ritorno di una gente rimasta a lungo staccata dal suo ceppo", ha dichiarato la presidente della Regione, Debora Serracchiani.

L'orgoglio del Friuli

"Mandi Sapade! Benrivât tal Friûl. Hallo Plodn! Zurück in Friaul. Ciao Sappada! Bentornata al Friuli, la Patrie dal Friûl da cui sei stata ingiustamente separata nel 1852. Sono passati 165 anni, ma la storia ritrova oggi le sue ragioni più profonde", ha affermato il deputato friulano di Democrazia Solidale, Gian Luigi Gigli. Tanta la soddisfazione dei friulani per il passaggio della cittadina. A coronamento dell’iter, il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini consegnerà al sindaco di Sappada Manuel Piller Hoffer la bandiera del Friuli.

Un lungo percorso

L’iter per abbandonare il Veneto era cominciato con il referendum del 9 e 10 marzo del 2008. Quel giorno i cittadini di Sappada si erano espressi a favore del passaggio della località turistica al vicino Friuli. Un iter burocratico che è approdato questa mattina alla camera dei deputati. Il provvedimento si era bloccato al Senato fino allo scorso settembre quando Palazzo Madama si era espresso a favore del passaggio.

Le polemiche

I tentativi di trattenere la sorgente del Piave in Veneto sono stati vani e i deputati contrari al distacco hanno promesso di ricorrere alla Corte costituzionale. Fi, Direzione Italia e Mdp si sono astenuti dalla votazione. "Dispiace dirlo, ma con il voto sul provvedimento per il distacco, il Parlamento italiano si è reso protagonista di una brutta pagina della storia democratica del nostro Paese. È stata messa in atto una forzatura ingiustificata.

Forza Italia invierà una lettera al presidente della Repubblica per chiedergli di non firmare la legge appena votata", ha dichiarato Renato Brunetta, capogruppo di FI alla Camera.

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