Cronache

Il caso Moro tra noiose bugie e verità nascoste

Barbara Balzerani, guerrigliera delle Brigate rosse, ha scritto una battuta incresciosa su Facebook in vista del quarantennale del rapimento e assassinio di Aldo Moro e poi se l'è rimangiata. Aveva scritto che non vede l'ora di sparire in qualche Paese lontano per sfuggire (...)

( ...) al peso di rievocazioni e domande che le danno solo fastidio. Ma il caso non si chiuderà mai anche per sua scelta perché, se non ricordiamo male, la Balzerani fu quella che uscì dal covo di via Gradoli dimenticando la doccia aperta in bagno, ciò che causò la scoperta del covo che aveva ospitato il segretario della Dc Aldo Moro. Per i più giovani va ricordato che Moro fu rapito, interrogato e trucidato nel portabagagli di una Renault lasciata poi a via Caetani, alla vigilia della sua elezione al Quirinale, dove avrebbe dovuto garantire il compromesso storico con il Pci di Enrico Berlinguer, che malgrado le invenzioni propagandistiche era stato desiderato e benedetto dagli Stati Uniti ai quali interessava solo che il Pci italiano uscisse dal controllo dell'Unione Sovietica. Fra i brigatisti c'erano molti guerriglieri comunisti duri e puri, ma anche una infiltrazione sovietica di cui ebbi la prova quando andai a Budapest nel 2005 quando il procuratore generale ungherese disse, a me e a alla commissione Mitrokhin in missione ufficiale, che molti brigatisti rossi, fra cui il pluriomicida Antonio Savasta, erano agenti sovietici o tedeschi orientali. Ci fece vedere la valigia di cuoio verde con dentro chili di carte e ci disse che purtroppo i trattati internazionali gli vietavano di fornirci quella documentazione, probabilmente ancora a Budapest. La Balzerani non ha mai detto perché volle far scoprire insieme al suo compagno Mario Moretti l'appartamento segreto di via Gradoli 96. Né perché tutti noi giornalisti fummo dirottati al paese di Gradoli per un dubbio equivoco tra cretini. Il punto è che qualcuno sapeva e tace, esattamente come per l'attentato a Karol Wojtyla di cui vanamente scoprimmo, come Parlamento della Repubblica, la matrice sovietica e della Ddr, quella delle Vite degli altri. La disinformazione servì a proteggere questi segreti ed è ancora vincente. Ma la Balzerani potrebbe evitare di esibirci la sua noia e il suo fastidio perché frammenti di memoria ancora resistono.

Paolo Guzzanti

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