Cronache

Caso Vannini, ora Ciontoli confessa in tv: "Sono stato io a sparare. Spero mi perdonino"

Il padre di Martina racconta la sua versione dei fatti a Storie Maledette: "Ero convinto di averlo colpito ad un braccio, non ho mai pensato che stesse rischiando la vita"

Caso Vannini, ora Ciontoli confessa in tv: "Sono stato io a sparare. Spero mi perdonino"

Marco Vannini, 20 anni di splendida giovinezza, muore a Ladispoli in una notte di maggio del 2015. A spegnergli il futuro, un colpo di pistola. Con negligenza, la impugna Antonio Ciontoli, sottufficiale di Marina distaccato ai Servizi Segreti, che è il padre di Martina, la bionda fidanzata di Marco.

"Spero che un giorno i genitori di Marco possano avere misericordia e perdonarmi". Antonio Ciontoli ha raccontato così la sua versione dei fatti a Storie Maledette, il programma condotto da Franca Leosini su Rai 3.

Ciontoli - chiuso da 4 anni nel silenzio e nell'ombra - ha così ribadito che quella sera è stato lui a premere il grilletto. Quel colpo partito mentre Marco si trovava nudo nella vasca, ha detto, gli sarebbe partito per sbaglio. Ma allora perché Ciontoli è entrato in bagno mentre il fidanzato della figlia era nudo e si stava lavando? "C’era un rapporto molto intimo e particolare con Marco – ha spiegato Ciontoli intervistato dalla Leosini-, quindi non c'era nessun problema a vederlo nudo". Una versione sempre smentita dalla madre di Marco, che definisce il figlio morto come una persona molto riservata che non avrebbbe mai apprezzato un comportamento simile.

Incalzato dalla giornalista, Ciontoli ha ripercorso quella notte di maggio del 2015. "Lo sparo c’è stato dopo: Marco mi ha chiesto di vedere una pistola ed è partito il proiettile. È stato un movimento unico che è durato meno di un secondo, ho caricato e premuto istintivamente il grilletto per fargli vedere come funzionava. Nei primi secondi mi si è cancellato il cervello non ho capito nulla. C’era poco sangue e un piccolo buchino".

L'uomo, che in passato ha avuto anche un ruolo nei servizi segreti, ha proseguito: "Nei primi istanti sono rimasto scioccato, pensavo avesse solo un colpo nel braccio. Ho pagato la mia sicurezza. Marco era come un figlio, con lui avevo un rapporto intimo”. L’uomo ha quindi proseguito negando di essersi accorto della gravità della situazione: “La mia impressione è che lui fosse intimorito, che fosse andato in panico. Non ci siamo confrontati, non mi ha detto ‘mi hai sparato’. Si è lasciato aiutare in questo dolore, si è fidato anche lui di me, come si sono fidati i miei figli, mia moglie e Viola".

Ciontoli è stato condannato a 14 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Roma, pena ridotta in Appello a 5 anni per omicidio colposo, e ora è in attesa che si pronunci la Suprema Corte. La sentenza aveva provocato un'ondata di indignazione a livello nazionale.

Domani martedì 2 luglio alle 21.

15 su Rai3 andrà in onda la secondo puntata dedicata al caso Vannini.

Commenti