Cronache

Caso Yara, l'accusa: "La ragazza uccisa in pochi minuti"

L’azione omicida è durata solo qualche decina di minuti, circa 28-29 minuti nell’ipotesi più favorevole all’accusa

Caso Yara, l'accusa: "La ragazza uccisa in pochi minuti"

Un’agonia durata a lungo rispetto a un’aggressione durata solo pochi minuti. Le lancette dell’orologio avranno un ruolo di primo piano nel processo che vedrà alla sbarra Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso con crudeltà Yara Gambirasio. Nella ricostruzione degli inquirenti, se si consultano i 59 faldoni della chiusura indagine, si può immaginare cosa sia davvero successo la sera del 26 novembre 2010 quando la giovane ginnasta, una volta uscita dal centro sportivo di Brembate di Sopra (Bergamo), non farà più ritorno a casa.

Ed emerge una novità: l’azione omicida è durata solo qualche decina di minuti, circa 28-29 minuti nell’ipotesi più favorevole all’accusa. Una deduzione che emerge sfogliando e confrontando le quasi 60 mila pagine dell’indagine. Partendo dall’inizio e usando solo dati certi, tutto appare chiaro: la 13enne la sera della scomparsa va a consegnare uno stereo in palestra, e se "fino ad oggi nessuno ha visto Yara raggiungere la strada all’esterno del centro sportivo, né tantomeno vi è certezza sulla porta di uscita dalla stessa palestra", per l’accusa "alle 18.44.14, Yara si trova (secondo testimonianze e deduzioni sul suo cellulare, ndr) probabilmente - pur con qualche margine di approssimazione - all’interno della palestra intenta ad uscirne; oppure all’interno del cortile del centro sportivo intenta a raggiungere la strada".

Dalla palestra all’abitazione della giovane in via Locatelli il percorso - secondo quanto riprodotto dagli stessi investigatori - ci vogliono circa 9 minuti, ma Yara non farà mai quel tragitto. "Esattamente alle 18.49.53, il tabulato del traffico telefonico" della 13enne mostra che ha ricevuto l’ultimo sms dall’amica: "in questo momento il ponte ripetitore che aggancia l’utenza di Yara è quello di Mapello, via Natta, in località opposta rispetto alla via che la ragazzina avrebbe dovuto percorrere per rientrare a casa". A partire dalle 19.11.33 "e fino ad oggi l’utenza di Yara risulta spenta e pertanto non ’agganciatà da alcun ponte ripetitore".

Se il cellulare di Yara, per deduzione, è stato spento alle 18.50 e Bossetti ripassa di nuovo davanti alle telecamere di Brembate alle 19.47 (la distanza tra via Mapello e Chignolo d’Isola dove è stata uccisa la 13enne non è percorribile in meno di una dozzina di minuti e per tornare al centro sportivo di Brembate di Sopra la strada non è percorribile in meno di 15 minuti, consultando online le mappe stradali), a Bossetti restano circa 28-29 minuti nell’ipotesi più favorevole all’accusa, oppure poco più di 20 se si calcola il traffico. Una "manciata di secondi" per la difesa se si considera che Yara avrebbe tentato la fuga su quel campo, si sarebbe difesa dal suo aggressore, è stata colpita più volte con un’arma da taglio e da punta prima di morire per le ferite e l’ipotermia.

Un tempo sufficiente a dire dell’accusa e compatibile con l’orario della morte della giovane ginnasta avvenuto con "elevata probabilità, tra le 19 circa e le 24, e comunque nelle poche ore successive al momento in cui è stata vista o sentita viva".

Commenti