Cronache

Cassazione dice no alla libertà condizionata per l'estremista di destra Concutelli

Secondo i supremi giudici l'ex terrorista nero non si è mai "ravveduto" per le "sofferenze sparse" per la realizzazione del suo progetto eversivo"

Cassazione dice no alla libertà condizionata per l'estremista di destra Concutelli

Niente libertà condizionata per Pierluigi Concutelli, il terrorista di estrema destra condannato all’ergastolo per omicidi e vari reati. La Cassazione ha respinto la richiesta rilevando che non si è mai ravveduto per le "sofferenze sparse" per la realizzazione "del suo progetto eversivo". Sessantasei anni, dopo una militanza nei gruppi giovanili di estrema destra, negli anni Settanta divenne uno dei capi di Ordine nuovo. In seguito passò alla lotta armata, ottenendo il soprannome di "comandante". Condannato all'ergastolo per l'uccisione del giudice Vittorio Occorsio (perché svolgeva indagini sull'estremismo di destra), nel 2009 ottenne gli arresti domiciliari e due anni dopo la sospensione della pena per motivi di salute.

Dopo la decisione della Cassazione rimarrà in regime di detenzione domiciliare, così come stabilito dal tribunale di sorveglianza. Il verdetto della Cassazione, con le sue motivazioni, è stato depositato oggi dalla I sezione penale con la sentenza 41184 che ha convalidato il no alla liberazione pronunciato dal tribunale di sorveglianza di Roma il 16 novembre del 2004. I supremi giudici sottolineano che per ottenere questo beneficio è necessario il ravvedimento, mentre Concutelli non ha preso le distanze "in ordine al suo passato di terrorista, alla violenza diffusa per tale scelta ideologica, alle sofferenze sparse per la realizzazione del suo progetto politico, eversivo dell’ordine costituzionale". La suprema corte inoltre conferma la scelta di negare a Concutelli il beneficio della liberazione condizionata anche perché sono pendenti "due procedimenti penali, risalenti al 2007 e al 2008 per denunce relative alle violazioni della legge sugli stupefacenti e in materia di armi, asseritamente commesse nel carcere di Rebibbia". Anche per questi nuovi addebiti non si può "ritenere maturato il requisito del ravvedimento in capo a Concutelli".

Nel libro "Io, l'uomo nero", così Concutelli giustificò il proprio crimine: "Colpire Occorsio, per noi, significava colpire la Democrazia cristiana. Consideravamo il giudice romano uno degli ingranaggi di quel meccanismo che si era messo in moto per stritolarci, per tagliare fuori dalla vita politica italiana buona parte dei neofascisti. Secondo il nostro punto di vista, Vittorio Occorsio era il braccio armato della Dc, l'uomo che da piazza del Gesù avevano mandato avanti per annullarci. Perché ad altri, forse, scappava da ridere. Consideravamo Occorsio parte di una strategia odiosa, lo identificavamo come il vettore della potenza del "regime". Il pubblico ministero romano, ai nostri occhi, era un uomo schierato e la sua storia professionale, purtroppo, sembrava darci ragione. Era stato ed era il titolare di tutte le inchieste scomode del periodo: compresa, naturalmente, quella sul Movimento politico Ordine Nuovo dei primissimi anni settanta.

Il suo nome saltava sempre fuori".

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