Cronache

Il ceto medio e la strage dimenticata

Il ceto medio e la strage  dimenticata

Un imprenditore di 61 anni del Perugino ieri si è suicidato nella sua azienda perché questo mese non sarebbe riuscito a pagare gli stipendi ai suoi 130 operai che aspettavano la busta per partire per le vacanze. Il suo nome va ad aggiungersi agli oltre cinquecento colleghi che, come lui, non hanno retto l'onta del disonore e della vergogna sociale. Una strage, misteriosa e silenziosa, che si compie, purtroppo, nell'indifferenza generale. Spesso di loro non si conoscono neppure i nomi, i volti, le storie. Sono una sorta di «militi ignoti» della guerra che ogni giorno milioni di persone combattono sul fronte del lavoro. Eppure hanno combattuto, hanno lanciato allarmi, supplicato aiuti non necessariamente economici. Niente, sballottati tra uno Stato burocratico e un mercato cinico (e spesso baro) alla fine si sono arresi.

Quando diciamo che chi governa deve darsi delle priorità, e che a nostro avviso occuparsi di chi il Paese lo manda avanti deve venire prima - in attenzione, energia e risorse - di chi del Paese non fa parte, intendiamo riferirci proprio a queste persone. Che, come sempre avviene nelle guerre italiane, mandiamo al fronte male armarti, male equipaggiati e in balia di generali inadeguati contro eserciti sovrastanti. Che in questo caso sono le spregiudicate economie cinesi, quelle furbette dei Paesi dell'Est Europa (ma anche gli iper protezionisti governi occidentali, come dimostra il caso Finmeccanica).

Ormai ci siamo stupidamente infilati nel dramma (per loro e per noi) dell'immigrazione clandestina e ora è urgente in qualche modo uscirne. Ma la vera rete di protezione va stesa con urgenza attorno agli imprenditori medio-piccoli. Ci deve pensare il governo che attraverso le leve fiscali e anti-burocratiche deve passare da nemico a complice. Deve pensarci il sistema bancario che (scandali e malagestioni a parte) in questi anni di crisi è stato il settore più aiutato e protetto dalla mano pubblica e dalla politica. Se escludiamo casi che sconfinano nella cronaca nera, non ricordo (per fortuna) suicidi di banchieri o politici falliti. Perché i soldi non hanno onore, il lavoro sì.

E questa diversità deve diventare il cardine del programma elettorale di qualsiasi partito aspiri a vincere le prossime elezioni.

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