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Chi ha davvero il sedere al caldo

Chi ha davvero il sedere al caldo

La scena è la seguente. C'è un Tizio che per non lavorare guadagna fino a quindicimila euro al mese di soldi pubblici, cioè pagati dai contribuenti tra i quali ci sono ovviamente anche i pensionati, che si scaglia al grido di «taci tu che hai il cu... al caldo!» contro un pensionato che si stava lamentando del taglio del suo assegno di cinquemila euro. In sintesi: Tizio guadagna tre volte tanto Caio ma gli dà del benestante ingrato. La scena non è tratta da una commedia dell'assurdo, ma è accaduta davvero l'altra sera in diretta tv a Piazza Pulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli.

Tizio è Gianluigi Paragone, ex giornalista leghista sempre molto ben pagato (quando diresse La Padania prima e Libero poi, ovviamente anche con soldi presi dai contributi pubblici, cioè anche dai pensionati) e oggi senatore dei Cinquestelle. Il pensionato in questione è un signore molto dignitoso che si è presentato in trasmissione con un gilet giallo, divisa un po' troppo generosamente diventata simbolo delle proteste dei contribuenti spennati.

Nella sua vita lavorativa questo signore ha versato oltre due milioni di contributi, negli ultimi dieci anni 38mila euro glieli hanno già portati via in prelievi forzosi di solidarietà e oggi non ci sta che il governo di cui Paragone fa parte gliene sottragga altri cinquecento ogni mese.

A differenza di Paragone, lui non pesa sulla comunità, sta parlando di soldi suoi, dati negli anni in affido allo Stato, e semplicemente li vorrebbe indietro come pattuito. Se poi ritenesse di aiutare il prossimo in difficoltà con quei soldi, sono affari suoi.

Ora, ditemi voi chi tra questi due signori ha «il cu.. al caldo». Il lavoratore onesto (se non lo fosse stato non avrebbe versato due milioni di contributi) o il politico grillino mantenuto sia (in parte) durante la sua vita professionale, sia (totalmente e generosamente) oggi da senatore? Non c'è bisogno del termometro per dare la risposta scientificamente esatta.

Piuttosto andrebbe tenuto sotto controllo medico il livello di arroganza, questa sì elitaria, dei Cinquestelle.

Ma forse non basta. Se nel giorno in cui si certifica il tracollo della produzione industriale Di Maio parla di «boom economico», urge l'intervento dello psichiatra.

Una volta, ai tempi dei manicomi, si sarebbe detto: chiamate gli infermieri.

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