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Chi reagisce rimane presunto colpevole

Uno sforzo encomiabile per partorire una legge che nasce già vecchia e inadeguata: la legittima difesa sarà più legittima ma non lo sarà mai abbastanza. Anzi, in controluce si intravedono i primi contenziosi

Chi reagisce rimane presunto colpevole

Si sposta l'asticella. Su e giù. Limature e riscritture. Casi e sottocasi. Uno sforzo encomiabile per partorire una legge che nasce già vecchia e inadeguata: la legittima difesa sarà più legittima ma non lo sarà mai abbastanza. Anzi, in controluce si intravedono i primi contenziosi. Che succederà se il povero cittadino spara al ladro al tramonto, quando non è più giorno ma non è ancora così buio? E quanto sarà grave il «grave turbamento psichico» di chi si è svegliato di soprassalto mentre dormiva beato? Certo, paradossi e contraddizioni viaggiano a braccetto di ogni norma. Ma qui c'è qualcosa di più: si rischia di fare una toppa peggiore del buco, già rammendato malamente nel 2006.

Il punto è che si concede qualche centimetro in più al disgraziato che si trova a fronteggiare i fuorilegge e invece si dovrebbe avere il coraggio di rovesciare una volta per tutte l'impostazione generale del codice che resta un codice fascista. E strozza nella culla tutte le riformicchie fin qui tentate. Riformulare l'articolo 52 non serve se la cornice resta sempre la stessa: prima viene lo Stato, poi l'individuo che infatti non è considerato un cittadino ma, a ben vedere, un suddito. E il suddito prima viene guardato con sospetto, indagato, interrogato, infilzato sui giornali, poi, se riesce a giustificarsi, se la cava con l'assoluzione. A studiare i casi più clamorosi degli ultimi anni si nota che spesso è andata cosi. Una galleria intera di gioiellieri, tabaccai, ristoratori, semplici capifamiglia sono passati sotto le forche caudine degli avvisi di garanzia, delle procure, dei primi e secondi gradi, magari con condanne ribaltate in appello. Va bene, alla fine l'accusa cade quasi sempre ma intanto il logoramento è avvenuto. I soldi per la difesa sono stati spesi. Le energie sono state bruciate. No, no che non va bene.

In uno Stato liberale, davvero e non per slogan vuoti, non dovrebbe essere il cittadino a scacciare i sospetti come le mosche d'estate; no, il cittadino dovrebbe essere innocente fino a prova contraria e semmai dovrebbe essere lo Stato a spiegare e giustificare un'azione nei suoi confronti. Invece siamo sempre al solito girotondo: l'invito a comparire venduto sempre ipocritamente come un atto dovuto, anche se dovuto non è, e poi la sarabanda delle indiscrezioni, delle posizioni degli assalitori e del malcapitato, la distanza da cui sono stati esplosi i colpi. La giostra delle interpretazioni fino al verdetto finale. Anche il nuovo testo, quello licenziato dalla Camera e ora all'esame del Senato, mantiene questo impianto. Anzi, fatalmente lo aggrava creando un ingorgo di situazioni e scaricando sul giudice una serie interminabile di valutazioni sul pericolo attuale, sulla proporzione fra azione e reazione, sull'orario notturno e sullo sconvolgimento delle vittime. Cerotti e bende sulle vergogne che restano, su un meccanismo occhiuto e autoritario, su un sistema che rimane ancorato a una mentalità poliziesca. Il quesito chiave, come ha spiegato lucidamente Carlo Nordio, non può più essere: «Fin dove il cittadino può reagire?», ma quello simmetrico: «Fin dove lo Stato può sanzionare?».

Non si tratta di dissertazioni accademiche per giuristi, ma di una rivoluzione vera e propria. E infatti Nordio ci aveva provato riscrivendo con la Commissione da lui presieduta non solo l'articolo 52 ma l'intero codice. È andata come è andata: ci teniamo ancora Rocco, pur fra mille interventi del legislatore e della Corte costituzionale. Ci accapigliamo sui dettagli con disquisizioni surreali: è come se in una famiglia si litigasse sui colori della vernice da dare in camera quando l'intera casa è diroccata. Ma guai ad azzardare un salto culturale: subito scatta il riflesso pavloviano del Far West, con lo sceriffo, la stella, gli stivaloni impolverati come nei film visti da ragazzi.

Così l'onda dell'indignazione popolare sale e sale ancora.

Speriamo che fra un ritocco e l'altro non diventi incontrollabile.

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