Sgarbi quotidiani

Ci hanno rotto (le pale)

Ci hanno rotto (le pale)

«Ho visto il video del tuo disappunto sulle pale eoliche in Sicilia. Vorrei vedessi lo scempio in Irpinia, non si distingue un lembo di cielo». Così mi scrive un'amica dopo le mie imprecazioni per i nuovi impianti eolici annunciati in luoghi la cui integrità è un bene spirituale, prima che ambientale, al quale ci richiama invano l'articolo 9 della Costituzione. La perversione degli uomini e la forza della mafia sono riuscite a sconvolgere oltre ogni misura la creazione di Dio. Povero meridione! Vi sono 1.538 pale eoliche in Puglia; 1.498 in Sicilia; 1.000 in Campania. Perché solo dove domina la criminalità organizzata, e non in settentrione? Carlo Vulpio ha fatto una analisi spietata degli stupri in Basilicata: «Perché sulle Dolomiti trivenete non ci sono pale eoliche e sulle piccole Dolomiti lucane invece sì? Non per il vento, che in Basilicata è molto più debole e addirittura insufficiente. Non per la minore bellezza del paesaggio. Non per la morfologia delle montagne». Si tratta di una vera e propria trattativa tra lo Stato e la mafia. Sappiamo che per la piccolissima percentuale di energia prodotta dall'eolico (1,5 della produzione nazionale totale) lo Stato ha versato 1,7 miliardi di euro di sussidi nel 2017.

Cosa aspetta la magistratura a reagire? Oggi, finalmente, ha dato un segnale la Regione siciliana con una moratoria di 120 giorni che ha bloccato i nuovi parchi.

In nome di Dio.

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