Economia

Coca-Cola compra l'italiana Lurisia per 88 milioni di euro

Coca-Cola si prende anche Lurisia. Accordo preliminare con Acque Minerali per la cessione dell'intero pacchetto azionario per 88 milioni di euro

Coca-Cola compra l'italiana Lurisia per 88 milioni di euro

Coca-Cola HBC Italia allarga il proprio mercato alle acque minerali. È della giornata di oggi, infatti, la notizia della stipula di un contratto preliminare da parte della branch italiana afferente alla multinazionale di Atlanta per l'acquisizione di Lurisia, azienda storica nel panorama nazionale per la produzione e distribuzione di acque minerali e bevande gasate. Lurisia, fondata nel lontano 1940 a Roccaforte Mondovì, piccola località in provincia di Cuneo, si è sempre contraddistinta per acque di tipo "premium", prelevate dalla fonte Pigna a 1400 metri e commercializzate in bottiglie di vetro dal design esclusivo e per la produzione di bevande gasate quali tonica, chinotto con frutti savonesi, gazzosa con i limoni di Amalfi e aranciate con agrumi IGP del Gargano.

L'importo dell'operazione, che si andrà a concludere entro la fine del 2019, si attesta attorno agli 88 milioni di euro e prevede la cessione del pacchetto azionario, tuttora di proprietà congiuntamente dal fondo Idea Taste of Italy, del gruppo Eataly e della famiglia Invernizzi.

L'affare, imbastito col benestare della capogruppo The Coca-Cola Company, si inserisce in un contesto di Total Beverge Strategy, andando ad allargare quella che, ad oggi, è l'offerta sul mercato delle bevande.

Soddisfazione da parte di Piero Bagnasco, attuale presidente e ad di Acque Minerali Lurisia per il riconoscimento, da parte di Coca-Cola, della "eccellenza e l'artigianalità dei nostri prodotti, che hanno un forte legame con il territorio". Bagnasco, insieme a Alessandro Invernizzi, in qualità di rappresentanti di due dei venditori azionisti, rimarranno nel consiglio di amministrazione "al fine di assicurare continuità di business".

Un'opportunità di crescita, inoltre, anche per i 50 lavoratori, che andranno dunque ad innestarsi nella forza produttiva del gruppo numero uno al mondo.

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