Cronache

Col mobile giusto e il pezzo di design anche stare in casa è un bel viaggio

L'ultima tendenza? Arredi che si adattano a qualsiasi ambiente e città nel mondo: mixano stili, sono funzionali e facilmente trasportabili. Linee sinuose e materiali naturali

Lo spazio che abitiamo incide sul nostro modo di vivere. E viceversa. Perciò la casa del mondo di oggi, sempre connesso, non poteva essere che «glocal»: è la casa di un viaggiatore – poco importa se con il corpo o in Rete – in cui gli arredi abbattono i confini geografici, diventano cosmopoliti e mescolano insieme i pezzi dell'artigianato locale e le influenze di luoghi lontani. L'Africa, le Americhe, l'Oriente.

Quelli presentati al Salone del Mobile 2015 sono mobili che starebbero bene in un appartamento di Bangkok come in una villa di campagna in Canada: non perché sono impersonali, ma perché nascono da un mix armonico, un frullato di contaminazioni che mette insieme caratteri diversi. Coniugandoli in un unico tempo, quello della funzionalità: ovunque ci si trovi la casa deve essere bella, ma anche comoda per la vita quotidiana.

Ecco quindi che i designer inventano mobili capaci di soddisfare più esigenze, lo scrittoio diventa anche portadocumenti, divani e librerie sono componibili, scomponibili, sfilabili, riassemblabili. Si adattano al cosa, al quando e al dove. E quasi in risposta a una tecnologia presente ovunque, che ha cambiato il modo di fare i mobili così come il nostro modo di usarli, uno dei fili conduttori è il richiamo ricorrente alla natura: il legno è tra i materiali più presenti, ma viene cesellato in forme morbide, arrotondate. Natura e opera dell'uomo ­ mondo selvaggio e razionalità, verrebbe quasi da dire ­ non sono in contrasto, si parlano.

Come nel tavolo Hystrix di Cattelan Italia: un piano pulito, semplice, trasparente, le cui gambe sono ispirate un po' agli aculei di un istrice e un po' ai grandi ponti americani, disegnando una scultura sinuosa. Forme ancora più sinuose prevalgono decisamente in divani, poltrone, letti, e persino nelle sedute da ufficio. È forse la rappresentazione plastica che i tempi duri stanno finendo, se è vero, come quasi tutti gli addetti ai lavori sostengono, che il peggio della Grande Crisi è alle spalle, che questo Salone è quello che deve segnare la ripresa, il momento in cui l'Italia si rialza. «Ottimismo» è infatti una delle parole che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ripete più spesso ai microfoni durante l'inaugurazione. Restano pochi granelli di sabbia nella clessidra che conta i giorni mancanti a Expo: il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, definisce il Salone del Mobile 2015 «più di una prova generale: questo è l'aperitivo, oltre che un gioiello prezioso per tutto il Paese». Un occhio di riguardo verso il Made in Italy era, quindi, d'obbligo, questa volta più delle altre, e ha trovato espressione con «In Italy», il videoracconto del dietro le quinte dei mobili, attraverso interviste ad addetti ai lavori (comprese le maestranze) di 64 aziende italiane. I cortometraggi sono interattivi: si ci può navigare dentro anche con l'applicazione per tablet, che colloca anche virtualmente gli oggetti d'arredo in diversi ambienti, dalla casa nel centro di Roma a quella in Val d'Orcia.

Ma anche qui l'Italia non si confina dentro se stessa: quattro grandi designer internazionali – Rodolfo Dordoni, Patricia Urquiola, Jean-Marie Massaud e Carlo Colombo – raccontano perché i progettisti di tutto il mondo sentono il Balpaese come quel luogo con una marcia in più. E lo fanno in carne e ossa, anche se non ci sono davvero: ci sono i loro ologrammi, a grandezza naturale. Una delle tante idee dell'architetto Dario Curatolo, curatore del progetto di «In Italy», in cui l'innovazione tecnologica supera la fantasia.

E relega i messaggi della principessa Leila di Guerre Stellari in un mondo, all'improvviso, vecchissimo.

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