Cronache

Coldiretti: "Parmigiano brasiliano e Asiago giapponese, l'Ue non ci tutela"

La denuncia dei rappresentanti dei produttori: "Coi trattati di libero scambio la Ue ci invade di prodotti italiani taroccati e contraffatti"

Coldiretti: "Parmigiano brasiliano e Asiago giapponese, l'Ue non ci tutela"

Formaggio Asiago giapponese, grana brasiliano e parmigiano reggiano dal nome storpiato in tutte le lingue del mondo. Una vera e propria galleria degli orrori alimentari, con la benedizione di quella Ue sempre pronta a multare i produttori che mettono sul mercato zucchine o vongole di qualche centimetro più lunghe del consentito.

La denuncia arriva da Coldiretti, che proprio ieri, in occasione dell'inaugurazione di Fieragricola a Verona ha annunciato come il giro d'affari dei prodotti alimentari italiani contraffatti abbia raggiunto la cifra record di 60 miliardi di euro. Un vero e proprio carnevale delle contraffazioni, che purtroppo non viene combattuto adeguatamente dall'Unione Europea, accusata di non tutelare a sufficienza le denominazioni dop e igp.

A Bruxelles viene anzi rimproverato di avere facilitato la proliferazione delle merci "taroccate" con l'adozione di diversi trattati di libero scambio che non pongono freni al moltiplicarsi di imitazioni di pessima qualità.

"L' ultima trattativa arrivata a minacciare l' agricoltura italiana - spiega la Coldiretti - è quella in corso con i paesi del mercato comune dell' America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur). Sulle 291 denominazioni italiane dop/igp riconosciute dall' Unione Europea è stata proposta una lista di appena 57 tipicità da tutelare ma su 30 di queste sono state già presentate opposizioni, a partire dal parmigiano reggiano". Nella peggiore delle ipotesi, meno del 10% dei prodotti agroalimentari italiani verrà tutelato a dovere dall'Ue.

Allo stesso modo, il trattato di libero scambio con il Canada, approvato a settembre 2017, ha aperto la strada alla commercializzazione di moltissime imitazioni di prodotti tipici nazionali, sfruttando denominazioni capziose ed ingannevoli.

A detrimento del cliente e del produttore.

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