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Confindustria, corsa a due per un presidente

Che la corsa alla presidenza della Confindustria stesse prendendo una brutta piega lo si era capito

Confindustria, corsa a due per un presidente

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Che la corsa alla presidenza della Confindustria stesse prendendo una brutta piega lo si era capito quando, invece di misurare i candidati sul loro programma o sulla loro statura professionale, si è preferito rovistare nei cestini della spazzatura per trovare qualche carta che potesse provocare un barlume di sospetto sulla loro integrità. Non era però prevedibile che, pur di screditare la procedura di selezione e quindi rendere meno credibile l'esito finale, si arrivasse a mettere in discussione la Riforma Pesenti a solo dieci anni dall'introduzione. Una riforma radicale, che aveva lo scopo di ridisegnare le fondamenta della casa degli imprenditori italiani, votata con il plauso dell'intera associazione che a gran voce chiedeva un nuovo corso nello spirito di tre parole d'ordine: valori, efficienza e soprattutto partecipazione.

Certo, passare da un processo di selezione guidato da una sorta di gentlemen's agreement a una più democratica competizione elettorale, reca con sé qualche criticità. Ma, piaccia o no, questa è la procedura che si è scelta e sarebbe paradossale pretendere di cambiarla a metà gara perché l'esito sperato si è fatto precario. In ogni caso, quanto a mercanteggiamenti - se tale è il problema - in questi ultimi trent'anni se ne sono consumati in quantità, pur gestiti nel segreto delle sagrestie territoriali. E sarebbe una pia illusione immaginare che un diverso sistema li eliminerebbe: perlomeno oggi avvengono in parte alla luce del sole.

E dunque i tre saggi - Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi - che in queste ore stanno concludendo la prima selezione, hanno l'obbligo di perseguire un solo obiettivo: decidere entro la settimana quanti candidati ammettere alla valutazione del Consiglio Generale dell'associazione. Qui il percorso è ben delineato dallo Statuto laddove, a proposito di designazione dei candidati, si precisa che possono essere tre come numero massimo, «fermo restando un obiettivo di sintesi e di promozione della massima unitarietà possibile come parametro prioritario». Quali i criteri per la designazione del candidato? Anche qui lo Statuto è preciso, poiché indica in almeno il 20% la quota di iscritti all'associazione che ha certificato il voto favorevole. Sicché a ieri sera solo Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini avevano superato la soglia prescritta, in quanto Antonio Gozzi sarebbe ancora al di sotto e Antonio Marenghi, il quarto imprenditore candidato, ha deciso di ritirarsi. A quanto sembra, però, Gozzi non si dà pace e vorrebbe piegare la regola per arrivare ugualmente al voto. Ora, è pur vero che lo Statuto prevede che i candidati finali possono essere anche tre, ma con quali argomenti l'imprenditore ligure intende scantonare dalla soglia del 20%? Per non dire del fatto che lo Statuto obbliga i saggi a perseguire l'obiettivo della sintesi come parametro prioritario.

Chi ha colto perfettamente lo spirito della regola è Marenghi, che lunedì sera con grande dignità ha scritto una lettera ai tre saggi nella quale annuncia il proprio ritiro. Così conclude: «La pluralità delle candidature di questa tornata elettorale non è una dispersione di risorse ma, al contrario, la conferma della grande ricchezza progettuale e propositiva di cui disponiamo.

Adesso siamo però arrivati ad una fase nella quale la ricomposizione e la convergenza diventano la nostra comune priorità».

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