Cronache

Il "consigliere del Papa" critico sul Congresso delle Famiglie

Padre Antonio Spadaro, ecclesiastico vicino al papa, parla sì di "errore di metodo", ma pure di errore di "sostanza" rispetto al Congresso mondiale delle Famiglie

Il "consigliere del Papa" critico sul Congresso delle Famiglie

Tra i critici del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona può essere annoverato pure un ecclesiastico vicino a papa Francesco: padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica e definito spesso lo spin doctor o il consigliere comunicativo del pontefice argentino. I tradizionalisti ritengono da tempo che l'ecclesiastico sia un sostenitore delle cause progressiste. Stando a quanto scritto su Twitter dal teologo italiano lo scorso 29 marzo, il "fronte conservatore" potrebbe non avere una visione del tutto distorta.

La Santa Sede, sulla tre giorni organizzata dai pro life nella città scaligera, ha preso una posizione chiara: il cardinale Pietro Parolin prima e il Santo Padre poi hanno dichiarato di essere concordi con la "sostanza", cioè con le istanze promosse dagli speaker e dalle sigle organizzatrici, ma non sul "metodo". Vuol dire, con ogni probabilità, che dalle parti di piazza San Pietro non hanno gradito alcune, se non tutte, delle scelte organizzative. Il padre gesuita, però, si è spinto oltre, scrivendo che: "La cultura della #famiglia non può essere la parte strumentale di una “culture war”. È un errore di metodo e dunque finisce per esserlo di sostanza". La manifestazione pro family di Verona avrebbe contribuito a uno scontro fuori luogo. I due presunti errori, quello di metodo e quello sostanziale, finiscono per essere interessati da un rapporto di causa-effetto.

Il tweet in cui Spadaro presenta questa tesi non è passato inosservato: non sono in pochi i cattolici che hanno iniziato a parlarne sui social network.

Segno di come, comunque la si pensi, l'evento dello scorso weekend abbia alimentato il dibattito pure nella Chiesa cattolica: c'erano, tra gli altri, il vescovo Giuseppe Zenti e don Fortunato Di Noto, ma alcuni, tra consacrati semplici e alte gerarchie ecclesiastiche, hanno dribblato, se non apertamente contestato, il "metodo" del Congresso mondiale delle Famiglie.

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