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Conte congela tutto per tornare dal G20 da salvatore dei conti

Dal sito Governo.it
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Il sospetto, più che fondato, è che la gigantesca impasse in cui è finito il governo negli ultimi giorni dipenda solo in parte dallo scontro ormai permanente tra Lega e M5s. Certo, su alcuni dossier chiave come l'autonomia regionale o la revoca delle concessioni ad Autostrade, la partita è tutta politica e si gioca sul filo dei veti incrociati. Diverso, invece, il caso dell'assestamento del bilancio che sarebbe dovuto andare in Consiglio dei ministri ieri sera e che è invece stato rinviato alla prossima settimana. Perché, lo diceva ieri in modo piuttosto sibillino Giancarlo Giorgetti, «vogliono farlo dopo il G20 di Osaka». Un «loro» che difficilmente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio si è fatto scappare per caso.

D'altra parte, l'impressione che hanno in molti - anche dentro Palazzo Chigi - è che da qualche tempo il premier stia fortemente drammatizzando il dossier sul deficit. Una cosa, infatti, è la legittima apprensione, perfino l'allarmismo per il rischio che Bruxelles apra una procedura d'infrazione contro l'Italia. Ben altra è che il presidente del Consiglio cavalchi questo timore e cerchi di soffiare sul fuoco per poi intestarsi l'eventuale buon esito della trattativa con l'Europa. E questo sta dando l'impressione di fare Conte. Almeno da quando giovedì sera a Bruxelles ha deciso a sorpresa di rilasciare interviste ai maggiori quotidiani nazionali. Colloqui nei quali si è presentato come il paladino delle ragioni dell'Italia così da creare i presupposti - malignano al Mef - per rivendicare l'ormai probabile rinvio della decisione sulla procedura di infrazione. Secondo i tecnici di via XX Settembre, infatti, il ministro Giovanni Tria sarebbe a un passo da un'intesa per cui a fronte del Documento di assestamento del bilancio che «tampona» il 2019 con coperture una tantum, l'Ecofin sarebbe disposto a concederci qualche mese di tempo, in attesa della manovra vera e propria. Resta, infatti, ancora aperto il capitolo 2020. Il disegno di legge di assestamento, infatti, punta solo all'anno in corso. Per il prossimo, invece, Tria sarebbe riuscito a promettere solo tre, forse quattro miliardi di risparmi (che dovrebbero arrivare sempre dal reddito di cittadinanza e da quota 100). Insomma, decisamente troppo poco per sventare il rischio di una procedura per eccesso di deficit.

Ma già un rinvio a ottobre - visto anche che il governo pare ormai destinato a navigare a vista - è comunque un risultato che Conte vuole intestarsi. E sarebbe anche questa la ragione del rinvio del disegno di legge sull'assestamento di bilancio alla prossima settimana. Di qui il «vogliono farlo dopo il G20» di Giorgetti, un modo neanche troppo velato per prendere le distanze da un premier con cui i rapporti sono logorati da tempo. Anche perché, è la tesi del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, i contenuti del provvedimento sono stati ormai limati e i margini per rimetterci le mani sono limitatissimi. Insomma, la pratica poteva anche essere chiusa ieri.

Conte, invece, ha voluto prendere tempo. Spiegando ai suoi interlocutori che vuole illustrare i contenuti dell'assestamento del bilancio ai big europei con cui ha già programmato una serie di bilaterali a margine dei lavori del G20 giapponese. Uno scenario ottimistico, visto che durante un summit che deve occuparsi di temi planetari come la guerra commerciale tra Usa e Cina o la riforma del Wto è piuttosto curioso che le diplomazie europee trovino davvero tempo da dedicare ai nostri conti. Ci sta, insomma, che al Mef qualcuno pensi che il premier stia cercando di accreditarsi come il difensore dell'Italia dai burocrati di Bruxelles. Una strategia che mira a «costruire» un profilo di autorevolezza per Conte anche nel caso in cui il governo finisca davvero - come temono in molti - con le gambe all'aria. Non è un caso che proprio ieri sia filtrata da Palazzo Chigi l'ipotesi di un Conte bis nel caso di crisi. Uno scenario improbabile e che comunque è solo nelle mani del Quirinale.

Ma che, magari, all'attuale presidente del Consiglio non dispiacerebbe poi troppo.

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