Cronache

"Il contro-concertone" di Taranto in polemica col Primo Maggio dei sindacati a Roma

Iniziativa tinta di rosa dedicato alle mogli e alle mamme che soffrono per la morte dei loro figli o mariti

"Il contro-concertone" di Taranto in polemica col Primo Maggio dei sindacati a Roma

Da un’apecar a Varufakis. Il comitato dei cittadini e dei lavoratori liberi e pensanti, organizzatore da ormai tre anni del "contro-concerto" del 1 maggio a Taranto (in aperta antitesi col concerto del Primo Maggio a Roma creato dai sindacati oltre 20 anni fa), si è fatto strada dal 2 agosto 2012. Una giornata "calda" per la storia di Taranto. Dopo il sequestro dei reparti di produzione dello stabilimento Ilva (aree a caldo, cokerie e parchi minerali), i rappresentanti di quello che poi è diventato il comitato, irruppero con un'apecar e un megafono durante una manifestazione in piazza organizzata dai tre sindacati di Cgil, Cisl e Uil (e dai metalmeccanici). Una rivoluzione dal “basso” che puntava a criticare i sindacati per l'inerzia rispetto ai gravi problemi della fabbrica come la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Al momento dell’irruzione lasciarono il palco tutti tranne Susanna Camusso e Maurizio Landini. Il tentativo dei Liberi e pensanti il 2 agosto del 2012 fu quello di far acquisire alla città una diversa consapevolezza del rapporto tra Taranto e l'Ilva per la tutela dell’ambiente e della salute. Quel 2 agosto si provò a sciogliere diversamente il nodo triplice, sospeso come cappio sulla città: salute-ambiente-lavoro.

Quest’anno il concerto si tinge di rosa. “Quello delle donne in lotta e in lutto che piangono i loro figli o mariti morti ma che non si rassegnano e chiedono giustizia” dichiara il comitato.
A questo si aggiungono i temi caldi italiani che riguardano anche il sud: immigrazione, inquinamento e rinascita. La piazza ha gridato indignazione e verità per Giulio Regeni (il giornalista de “Il Manifesto” torturato e ammazzato in Egitto, ndr), per lo scandalo di Tempa Rossa e contro la piaga del sud, la mafia.
“Un vero e proprio atto d’accusa contro il Governo” dichiarano i rappresentati dei “liberi e pensanti”.
Tanti i protagonisti che hanno scelto il palco di Taranto e non di Roma: la mamma di Vittorio Arrigoni (attivista e giornalista italiano ucciso a Gaza nel 2011); Vincenzo Fornaro, l’allevatore di Taranto che ha dovuto sopprimere il suo gregge perché contaminato dalla diossina; Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia; Rosa Pippa di Uniti per la Val D’Agri; Francesco Masi del comitato No Triv della Basilicata; Luigi Leonardi, l’imprenditore sotto scorta per aver denunciato le minacce della mafia; i rappresentanti di “Coalizione 27f” per parlare di lavoro precario; la mamma di Federico Aldrovandi, ucciso nel 2005 da agenti delle forze dell’ordine a Bologna, di ritorno da una serata. Ancora le donne della Terra dei Fuochi (la zona più inquinata della Campania, ndr) e le “mamme coraggio” del Molise.
Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, i detenuti della casa circondariale e, per finire, un collegamento video con Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle finanze del primo governo Tsipras.
Tanti anche i musicisti che hanno scelto di esibirsi gratuitamente sul palco pugliese. Tra i più famosi Litfiba, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Levante.

Tutti su quel palco che rappresenta la lotta per il riscatto dell'Italia lontana dai palchi che contano.

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