Cronache

Via le coop dalla cosa pubblica

Anche per accogliere con umanità chi fugge la povertà è bene puntare su governi localizzati, più responsabili, e sulla concorrenza di mercato

Via le coop dalla cosa pubblica

Le immagini che arrivano dai campi di raccolta dei migranti raccontano una strana Italia: ci parlano, infatti, di un Paese che sa unire la più mielosa retorica in tema di solidarietà a un cinismo di fatto che produce esiti disastrosi. Un dato, in effetti, sta emergendo con chiarezza: e cioè che quanti sono ospitati nelle varie strutture si trovano quasi sempre in condizioni pietose.

Oltre a ciò, colpisce come un sistema politico-burocratico che letteralmente perseguita il comune cittadino a casa propria e l'obbliga a rispettare un'infinità di regole (non di rado del tutto irrazionali) non sappia poi tenere sotto controllo queste realtà, dove l'Italia offre ai nuovi arrivati il proprio biglietto da visita. Si può discutere su quanto sia moralmente doveroso e socialmente opportuno predisporre questi centri che accolgono masse di persone in cerca di una vita migliore. È però evidente che se si decide di destinare miliardi di euro dei contribuenti per tutto ciò, è doveroso poi fare il possibile perché quanto meno si creino condizioni di vita dignitose. Le fotografie e i filmati che ci giungono da molti centri ci fanno invece intendere che gli italiani sopportano alti costi per dare un servizio pessimo agli immigrati che vengono ospitati.

Com'è possibile? La risposta è semplice ed è da trovare nel fatto che questi servizi sono gestiti per lo più da cooperative politicizzate e in un quadro di regole poco chiaro. È significativo, al riguardo, che in merito ai recenti episodi di Cona, nel Veneziano, siano già state aperte due inchieste da parte delle procure di Padova e Rovigo: e la prima di queste indagini è mossa proprio dall'ipotesi che siano stati presentati documenti falsi al fine di assicurarsi la gara.

È ormai evidente a tutti come questa economia che gestisce l'accoglienza degli immigrati sia interamente connessa all'universo della politica e sia pure profondamente corrotta: e le due cose vanno assieme. È infatti corrotta perché è politicizzata. Ma si tratta pure di un sistema altamente centralizzato, che continua a gravitare sul quel gran baraccone che è il Viminale. È infatti lo Stato italiano, attraverso il ministero degli Interni e le prefetture, che finanzia i campi chiamati a ospitare chi arriva in Italia.

Le cose sarebbero diverse, anche se nessun sistema è perfetto, se ogni amministrazione locale disposta a farsi carico di immigrati dovesse trovare un'azienda per gestire questo servizio: grazie a gare aperte. In Italia abbiamo formidabili imprenditori, ad esempio, in un settore com'è quello alberghiero o delle residenze per anziani. Se le realtà cittadine dovessero tassare i propri cittadini e, con quei soldi, fossero chiamate a bandire concorsi per la fornitura di tali servizi, difficilmente avremmo a che fare con la vergogna di centri di accoglienza che in troppi casi sembrano più lager che hotel.

Anche per accogliere con umanità chi fugge la povertà è bene puntare su governi localizzati, più responsabili, e sulla concorrenza di mercato.

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