Cronache

Se la vita quotidiana diventa follia: ecco perché

Episodi assurdi, da film o da fumetto horror: ma è la realtà

I carabinieri intervenuti ne pressi della stazione d Bergamo
I carabinieri intervenuti ne pressi della stazione d Bergamo

C’era una volta il giallo dell’estate. Si trattava di un omicidio cruento, spesso passionale, che dava la stura a un filone giornalistico, investigativo e giudiziario destinato a durre a lungo. Una lunga sequenza di omicidi: Francesca Alinovi a Bologna (12 giugno 1983), la contessa Alberica Filo della Torre a Roma (10 luglio 1991), Simonetta Cesaroni sempre nella Capitale (7 agosto 1990), Laura Bigoni (1 agosto 1993), Chiara Poggi (13 agosto 2007). Per fortuna questo scorcio d’anno non ci ha riservato nessun delitto efferato da indagare. Ma le cose non vanno certo meglio.

Estate 2021, la seconda dell’era COVID. Istantanee di un Paese che sembra uscito dalle pagine di un albo di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo.

6 agosto, Capri, golfo di Napoli. È una bella mattinata di sole in spiaggia a Marina Grande. A un tratto un gabbiano ruba un panino a un bagnante che sta per addentarlo. Un familiare del “derubato” prende a pietrate il volatile, finchè non lo centra con un sasso uccidendolo. Tre turisti spagnoli intervengono in difesa dell’animale e danno addosso al cecchino delle pietre. Scoppia la rissa in spiaggia, resta ferito un bagnante che non c’entrava nulla ed è intervenuto solo per fare da paciere: i sanitari sono costretti a soccorrerlo con 25 punti per suturargli le profonde ferite rimediate alle gambe.

7 agosto, Roma. Sono le 11 e 30 del mattino e come ogni giorno Alaba, trentenne originario della Nigeria, sta spazzando una strada nei pressi di largo Quistello, tra Labaro e Prima Porta. Lo fa da qualche mese, la gente del quartiere ormai lo conosce ed è solita lasciargli qualche spicciolo. A un tratto Alaba vede due rom che rovistano nei cassonetti buttando l’immondizia per terra, sul marciapiede. Il nigeriano non ci pensa due volte e li rimbrotta, invitando i due a raccogliere quei rifiuti. Risultato: i due salgono su un furgone, partono a tutta velocità e provano a investire Alaba. Poi uno dei due rom scende dal mezzo e picchia il malcapitato nigeriano con una spranga di ferro, mandandolo in ospedale con prognosi riservata.

8 agosto, Bergamo. Maroaun Tayari, 34 anni, tunisino regolarmente in Italia da anni, esce con la famiglia, la compagna e le due figlie, per una gita domenicale nel capoluogo orobico. Con le sue tre donne di famiglia vive a Terno d’Isola, una quindicina di chilometri a ovest di Bergamo. È ora di pranzo, le 13 e 15 circa. Mentre il quartetto familiare percorre via Ermete Novelli, a pochi passi dalla stazione ferroviaria bergamasca. A un tratto probabilmente un urto fortuito con Alessandro Patelli, 19 anni, sul marciapiede. Poi non è chiaro cosa capiti. Fatto sta che Patelli rientra in casa sua, nei pressi di via Novelli, prende un coltello a serramanico, ritorna in strada, raggiunge Maroaun Tayari e lo uccide a sangue freddo con una coltellata. Davanti alla compagna e alle due bambine, una ancora sul passeggino. Un omicidio assurdo, senza un perché.

Ma cosa sta succedendo? “Non diamo tutte le colpe al COVID e a ciò che stiamo vivendo in epoca pandemica” dice il professor Massimo Di Giannantonio, medico chirurgo specializzato in psichiatria, professore ordinario presso l’Università “D’Annunzio” di Chieti-Pescara, nonché presidente eletto della Società Italiana di Psichiatria, che raccoglie circa 8.000 medici della psiche che operano negli ospedali, nelle università, nelle strutture collegate alle Asl e negli studi privati. Il professor Di Giannantonio prosegue nel suo ragionamento: “La condizione emotiva e relazionale degli italiani è messa sotto pressione anche dall’incertezza sul futuro, dai conflitti e delle contraddizioni cui l’opinione pubblica è sottoposta quotidianamente. Gli esempi sono svariati: la didattica a distanza, il green pass obbligatorio, le eventuali zone gialle e zone rosse”.

Nel 1993 usciva nelle sale cinematografiche “Un giorno di ordinaria follia”, pellicola di Joel Schumacher sull’ “angry white man”, l’uomo bianco arrabbiato, il ceto medio in cui esplodevano le frustrazioni di un’America urbana nascosta sotto traccia. All’epoca gli Stati Uniti iniziavano la loro fase storica di maggior crescita economica, sotto gli anni di presidenza di Bill Clinton (1992-2000): un surplus di bilancio che all’alba del nuovo millennio sarebbe lievitato fino a 236 miliardi di dollari.

L’indimenticabile interpretazione di Michael Douglas nei panni dell’impiegato William Bill Foster sembrò più un parossismo cinematografico o comunque la denuncia di una degenerazione confinata negli Stati Uniti. Che fosse invece il presagio di una fragilità delle società occidentali, Italia compresa?

Commenti