Cronache

Decise il suicidio assistito senza consenso famiglia. Il fratello: "Era depressa"

Il fratello di Alessandra: "Era depressa. La clinica non ci ha informato della sua decisione"

Decise il suicidio assistito senza consenso famiglia. Il fratello: "Era depressa"

"Mia sorella era bella, forte, solare e noi credevamo nella possibilità di un suo recupero". Così Massimiliano parla di Alessandra Giordano, la 46enne, che tre mesi fa ha deciso di compiere il suicidio assistito nella clinica svizzera Dignitas, a Zurigo.

La donna non era malata terminale, ma soffriva di depressione e aveva deciso, all'insaputa della famiglia, di prendere un aereo per la Svizzera, per andare a compiere quel gesto estremo, da cui il fratello avrebbe voluto proteggerla. "Ciò che continua a darmi il tormento è pensare mia sorella da sola, a migliaia di chilometri di distanza, senza nessuno di noi accanto a tentare fino all’ultimo di fermarla", racconta Massimiliano, come riporta il Corriere della Sera.

A detta dei familiari, Alessandra non era in grado di decidere da sola, ma nessuno ha informato i parenti della scelta presa dalla donna, ma "tutto ciò è semplicemente disumano. Per questo non smetteremo di chiedere che vengano perseguiti quanti l’hanno istigata al suicidio, in Italia e in Svizzera". Ieri, il fondatore dell'associazione torinese Exit, Emilio Coveri, è stato iscritto nel registro degli indagati: sembra che avrebbe aiutato la 46enne a togliersi la vita. Quando il fratello aveva scoperto che Alessandra era nella clinica svizzera, ormai era tardi per riuscire ad intervenire e la donna è morta un'ora dopo l'arrivo dei familiari, che non sono riusciti a bloccare le procedure per il sucidio assistito.

La famiglia conosceva i propositi della 46enne ed era convinta di poterla aiutare a cambiare idea: "Ci eravamo opposti attivando il servizio di psichiatria dell’ospedale che aveva deciso di ricoverarla fino al primo marzo 2019". Inoltre, a detta di Massimo, senza l'aiuto di qualcun'altro, la sorella non avrebbe mai preso da sola una decisione simile, dato che "voleva essere accompagnata anche per andare dal medico".

Ora familiari e amici di Alessandra non possono far altro che aspettare gli sviluppi dell'inchiesta. Resta, però, il vuoto lasciato dalla donna, che "non aveva una malattia terminale e non doveva morire in quel modo.

Vogliamo giustizia anche per evitare che ci possano essere altri casi come il suo".

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