Cronache

Delitto di Lea Garofalo Il pentito: "Mentre bruciava le spaccavamo le ossa"

La deposizione di Venturino, uno degli uomini che distrusse il corpo di Lea Garofalo in un magazzino alle porte di Monza

Delitto di Lea Garofalo Il pentito: "Mentre bruciava le spaccavamo le ossa"

"La bastarda se ne è accorta". La "bastarda" era Lea Garofalo, calabrese, la prima pentita della 'ndrangheta al nord. Fu lei, senza venire creduta, ad alzare il velo sugli affari dei clan guidati da suo marito Carlo Cosco nel cuore di Milano. E quella frase terribile è l'epitaffio che il marito le dedicò, raccontando di come la aveva uccisa, un pomeriggio di novembre del 2009.

A raccontarlo oggi è uno degli uomini che distrusse il suo corpo, in un magazzino alle porte di Monza: Carmine Venturino, picciotto al soldo del clan Cosco. Nell'aula della corte d'assise d'appello, alla presenza degli imputati e di Denise, la figlia di Lea, Venturino mette a verbale con freddezza un racconto agghiacciante.

Che inizia con i primi, maldestri tentativi di Cosco di rapire Lea e di ucciderla per punirla della sua scelta di collaborare, e finisce con l'omicidio della donna, in un solaio di piazza Prealpi a Milano. "É è un giorno difficile perchè dovrò di nuovo autoaccusarmi di avere concorso nell'omicidio della mamma di Denise che è la persona che occupa il primo posto nel mio cuore", ha esordito il pentito, che pochi mesi dopo allacciò un rapporto con la figlia della sua vittima.

"Incontro Carlo Cosco nel pomeriggio a casa mia e mi dice che si era fatto prestare le chiavi del solaio di piazza Prealpi, progetto è che la portava lì con una scusa e lì l'ammazzava. Io vado in piazza Prealpi con Vito Cosco. Il tempo di una sigaretta e vedo arrivare Carlo e Lea in macchina che salgono. Il tempo di dieci o quindici minuti, scendono Carlo e Vito e mi dicono lo abbiamo fatto. In calabrese " o uamo fatt", vuol dire l abbiamo uccisa. Cosco mi dà il cellulare di Lea e se ne va con suo fratello Vito. Io vado a prendere Rosario Curcio, prendiamo degli scatoloni di quelli che usano i cinesi e torniamo in piazza Prealpi. Parcheggiamo in piazza, prendiamo gli scatoloni e saliamo nell'appartamento.

Appena saliti come abbiamo acceso la luce c' era il cadavere di Lea Garofalo per terra, l abbiamo girata sul divano, l'abbiamo messa a posto, aveva dei colpi in faccia, i vestiti tutti strappati, un laccio verde con il quale era stata strangolata. Io riconobbi il laccio verde che era il laccio delle tende di casa mia. Il lato destro o sinistro della faccia era tutto schiacciato. La corda aveva lacerato la carne, un pezzettino non si vedeva. ">Abbiamo sigillato uno scatolone dei cinesi, abbiamo legato il cadavere in modo che stese nello scatolo, abbiamo inzuppato dei panni e tolto il sangue da terra ma probabilmente è rimasto macchiato. Abbiamo sigillato lo scatolo e lo abbiamo portato all'androne, lo abbiamo messo nel bagagliaio e lasciato in un box. >Nei giorni successivi Carlo mi mandò a controllare il divano che era bianco ed era macchiato di sangue, e lo abbiamo mollato in una. via vicina a piazza Prealpi".

Ha mai chiesto a Cosco come l'hanno uccisa? "Anche se non sono affiliato faccio sempre parte della. Ndrangheta e fare domande di questo genere sarebbe una mancanza di serietà. So che lui dopo avere ammazzato Lea va in via Fioravanti si fa una doccia, si cambia d'abito e i vestiti sporchi li va a nascondere vicino al Monumentale, ma non li butta via perché erano vestiti firmati. Solo una volta mi disse, e mi dispiace se lo dico davanti a Denise, che si era tagliato un dito aggiunse "la bastarda se ne era accorta". La mattina dopo il corpo viene portato da Venturino e Curcio in un magazzino vicino Monza. "C'era un fusto di quelli che si usano per la benzina, lo spostiamo, lo mettiamo in una zona coperta, apriamo lo scatolo e rovesciamo il cadavere nel fusto e gli diamo fuoco completamente.Spuntavano solo le scarpe .

Abbiamo buttato la benzina, abbiamo fatto un po' di strada con la benzina. Il cadavere bruciava lentamente. Allora Curcio ha preso dei bancali di legno, ha messo il corpo in mezzo e gli ha dato fuoco di nuovo. In quel modo la testa si era consumata ma restavano il busto e metà delle cosce. Faceva fumo, si sentiva puzzo di bruciata, io sono stato tutto il tempo con il naso coperto, l odore era fortissimo. Mentre bruciava il corpo per accelerare la distruzione spaccavamo le ossa con un badile.Quando abbiamo deciso di andare via abbiamo scavato una piccola fossettina e abbiamo lasciato quel che restava in questa fossettina qua. Abbiamo messo una lamiera sopra. La sera sono tornato sul posto con Vito Cosco, abbiamo comprato ancora della benzina.>Quando sono rientrato Cosco Vito aveva rovesciato il contenuto del fusto in una carriola e sistemato della legna nel fusto, quando il fuoco era abbastanza preso abbiamo prima rovesciato il contenuto poi Cosco Vito ha preso con i guanti il cadavere e lo ha messo nel fusto.

A quel punto il corpo è andato via immediatamente. La parte che si vedeva di più era il bacino, abbiamo fatto un altro buco col badile, abbiamo lasciato il corpo acceso e siamo andati via perché iniziava a piovere. Il giorno dopo abbiamo messo gli avanzi in un tombino", racconta il pentito.Tutto questo nella civile Milano, nell'anno 2009. Nelle gabbie, gli accusati assistono apparentemente imperturbabili. Denise, in prima fila, tace ascoltando l'orrore. Anche quando Venturino racconta che dopo sua madre Lea, suo padre voleva ammazzare anche lei, quando ebbe il dubbio che anche lei stesse collaborando. "Denise diceva che suo padre doveva marcire in galera, era sempre stata consapevole che era stao suo padre a ammazzare sua madre. E credo che in cuore suo sapesse anche che ero coinvolto anche io".E adesso? "Io sono carne da macello", dice il pentito.

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