Cronache

Lo dice pure il difensore civico: un campo nomadi si può abbattere

A Ferrara il centrodestra sgombera il campo e ricolloca i nomadi. In tanti protestano. Ma il difensore civico archivia il caso

Lo dice pure il difensore civico: un campo nomadi si può abbattere

C'è una differenza notevole tra la campagna elettorale e l'amministrazione di un Comune. Nel primo caso basta portare alla luce i problemi, magari denunciarli. Nel secondo occorre risolverli. E non sempre è facile, si rischia di cadere in contraddizione. Lo sa bene la Giunta di centrodestra a Ferrara, che dopo aver combattuto per anni il campo nomadi cittadino, l'ha sgomberato in due mesi e abbattuto in tre. Il pericolo era quello di regalare corsie preferenziali, case popolari e tutele extra agli abitanti, pur di liberare l'area di sosta. Ma così non è stato.

Lo scontro inizia ad agosto, due mesi dopo la vittoria alle elezioni, quando viene emessal'ordinanza di sgombero dello storico campo nomadi ferrarese per via delle "gravi carenze igienico-sanitarie" e dell'evidente degrado (leggi qui). Il problema non è tanto tirar giù le baracche, ma trovare una collocazione a chi ci abita. L'assessore alla Sicurezza e quello alle Politiche sociali si sono attivati nel rispetto della normativa e nel giro di un mese tutti i nomadi (italiani di origine sinti) hanno trovato una collocazione temporanea (leggi qui). Nessuna scorciatoia, nessun regalo. "La legge ci obbligava a trovare una soluzione per i nuclei fragili - dice il vicesindaco Nicola Lodi - ma noi abbiamo fatto di più, garantendo assistenza a tutti: oggi i bambini sono vicini alle loro scuole e i nomadi vivono in strutture decenti". Inoltre, fatto non secondario, il campo degradato e rifugio di malviventi non esiste più.

Le ruspe del Carroccio hanno mobilitato le opposizioni. Il Pd ha presentato un'interrogazione in Regione e in Consiglio si è opposto (legittimamente) con tutte le armi a sua disposizione. All'attivo ci sono almeno sei interpellanze rivolte al sindaco Alan Fabbri. Delle 38 persone spostate, 17 sono finite in alloggi pubblici ed ovviamente è scoppiata la polemica. Per il Pd si tratta di un voltafaccia leghista. "Li abbiamo sentiti contestare la possibilità di assegnare in situazioni di emergenza case popolari a rom e sinti", diceva Paolo Calvano, consigliere e segretario regionale del Pd in Emilia, mentre ora "tre nuclei familiari troveranno accoglienza in case di proprietà del Comune di Ferrara". In realtà "nessuna corsia preferenziale" è stata garantita ai nomadi, come ha assicurato la giunta. Le tre famiglie sono state inserite in strutture pubbliche solo perché "con disabili e minori a carico". L'Erp, secondo la legge, deve tenere il 3% del patrimonio immobiliare a disposizione per far fronte ad eventuali situazioni di estrema fragilità familiare. Come in questo caso. Ad oggi ne sono stati assegnati 88 su 101 (meno del 3%), quindi quelli finiti ai rom "non sono stati rubati a nessuno". Sarebbero rimasti sfitti.

Il piano leghista per superare il campo rom segue due direttive: abbattere le baracche e dare un'opportunità di inserimento. Lo prevede la legge, che non permette di radere al suolo il luogo dove vive una famiglia lasciandola per strada. L'occasione però sarà unica e irripetibile: se i nomadi non si adeguano alle regole, verrà applicato il pugno di ferro. In sei mesi dovranno imparare a pagare luce, acqua, gas e affitto come tutti i ferraresi: "Se manterranno i loro impegni, bene - assicura Lodi - Altrimenti arriverà lo sfratto". Il futuro non si può prevedere, certo. Ma il passato è sotto gli occhi di tutti. "Per 30 anni il Pd li ha lasciati vivere sotto un traliccio dell'alta tensione tra i rifiuti - dice il vicesindaco - Trovo assurdo che ci attacchi su sgombero e ricollocamenti".

Nel faldone delle critiche risulta anche un'istanza presentata al Difensore Civico regionale e al Garante per i minori da Daniele Lugli. Il documento è interessante, perché appone di fatto un bollino verde al piano del Carroccio per sgomberare i campi nomadi. Carlotta Marù, dopo aver analizzato i fatti, ha infatti archiviato il caso. Tutto nella norma. Lo sgombero era giustificato dalle condizioni di pericolosità per l'igiene e la sicurezza, certificate dai sopralluoghi dei Vigili del fuoco e dell'Asl. Pur chiedendo al Comune di fornire "ulteriori chiarimenti" e di "prestare massima attenzione al processo avviato", il testo invita la giunta a valutare un simile "intervento in altre aree del territorio". "Il Pd per 30 anni li ha mantenuti più nomadi di quando sono arrivati - conclude Lodi - La nostra soluzione invece è ottimale.

E già si parla di applicarla in altri Comuni emiliani e toscani".

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