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Il Duce è tornato. È Mr Facebook

Il Duce è tornato. È Mr Facebook

C amerata Zuckerberg! Presente! Mettiamo due o tre cose in fila: Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del Duce e candidato alle Europee, qualche giorno fa è stato cacciato (e poi riammesso) da Facebook. Poco dopo sono stati messi alla porta anche quattro esponenti di CasaPound. Il motivo? Avrebbero violato la policy del social network di Facebook e innervosito l'algoritmo che tutto sovraintende (oltre che qualche utente che si è divertito a segnalarli). Non è la prima volta che accade e non sarà neppure l'ultima. Su Facebook non si possono fare un sacco di cose: tipo mostrare i capezzoli, postare foto violente o pornografiche e inneggiare all'odio. E, evidentemente, non si può nemmeno essere di estrema destra. In barba alle regole più elementari della libertà di espressione. Perché il retropensiero di tutto questo è semplicissimo: uno si chiama Mussolini, quegli altri alzano il braccio destro ogni due minuti e quindi sono dei fascisti che non hanno diritto di passeggiare per le autostrade del più grande mezzo di comunicazione del pianeta.

Però questi signori hanno deciso di candidarsi alle elezioni e, dunque, di sottomettersi alle leggi della democrazia. Che diritto ha il signor Zuckerberg di tappargli la bocca? Perché sono dei fascisti, risponderà il censore unico mondiale del politicamente corretto. Benissimo. A noi a scuola hanno insegnato che il fascismo è una dittatura, con un solo uomo al comando che riduce al silenzio le opposizioni e manda al confino chi esprime idee scomode. Il tutto condotto in modo sbrigativo e senza dare precise spiegazioni. Vi ricorda qualcosa? Tipo Facebook? Un condominio globale da miliardi di iscritti-sudditi governato da un solo uomo che sa tutto di noi e mette al confino digitale chi non gli va a genio.

Più che un social network è il sogno di ogni dittatore: basta un click per eliminare il dissenso.

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