Guerra in Ucraina

E ora spiegateci che c'entra la Nato

Anche se non è riuscita ancora a rinunciare alle guerre, l'umanità sta cercando di "ripudiarle", come dice la nostra Costituzione

E ora spiegateci che c'entra la Nato

Anche se non è riuscita ancora a rinunciare alle guerre, l'umanità sta cercando di «ripudiarle», come dice la nostra Costituzione. E da poco, da poco cerca di mettere almeno un argine alle più crudeli e spietate efferatezze che un conflitto da sempre porta con sé. Le Convenzioni di Ginevra e i Principi di Norimberga stabiliscono quel che proprio non si può fare, neppure quando due popoli si scannano a vicenda: dall'utilizzo di armi chimiche all'uccisione di prigionieri. Sono «crimini di guerra».

In Ucraina l'esercito russo ne ha già compiuti almeno due. Uno è lo stupro delle donne, e anche se non ci sono ancora prove certe al di là delle denunce delle autorità ucraine, non si stenta a crederlo; è dai tempi delle caverne che questa pratica infame contraddistingue l'Homo Sapiens: la profanazione della donna del nemico come segno di massimo potere e umiliazione. L'altro è sotto gli occhi di tutto il mondo: le devastazioni non giustificate da necessità militari, l'uccisione indiscriminata di civili. Oltre alla distruzione di case e palazzi, scuole, ospedali, case di riposo, teatri con il loro contenuto di esseri umani senza giustificazione alcuna o con quella, non dimostrata, che gli edifici sarebbero serviti a nascondere armi e soldati.

Biden ha già definito Putin un «criminale di guerra», e altrettanto ha fatto senza citarlo un comunicato congiunto dei ministri degli Esteri del G7. Sono dichiarazioni che apparterrebbero più alla sfera della politica se, a riportarle nell'ambito della giustizia, non ci fossero quelle del procuratore capo della Corte penale internazionale dell'Aia, Karim Khan: «La legge è molto chiara su questo punto. Colpire intenzionalmente civili è un crimine. Colpire intenzionalmente edifici abitati da civili è un crimine». E ha aggiunto: «Non c'è immunità per nessuno, vale per un soldato che uccide, terrorizza o stupra civili, vale per un comandante che ordina bombardamenti, vale per i suoi superiori civili».

Forse non lo vedremo mai Putin in gabbia al tribunale dell'Aia, a meno che il suo popolo lo abbatta e lo consegni, ma una condanna lo metterebbe ugualmente, per sempre, ai margini della considerazione mondiale.

E, c'è da augurarsi, toglierebbe argomenti a chi sostiene che Zelensky deve arrendersi, che non bisogna mandargli armi, che la Nato si è spinta troppo oltre nella sua espansione: una cosa è avvicinare dei missili alla capitale nemica, altra ferocissima è massacrare preventivamente degli innocenti.

Per un sensato sentire comune, Putin è già condannato.

Commenti