Cronache

Un terremoto nella Chiesa: cosa c'è dietro la fine di Sodano

Papa Francesco ha riformato l'istituto del cardinale decano. Ma dietro la "cacciata" di Sodano esistono motivazioni pregresse. L'importanza della linea della "tolleranza zero" di Joseph Ratzinger

Un terremoto nella Chiesa: cosa c'è dietro la fine di Sodano

Papa Francesco, qualche giorno fa, ha accettato la rinuncia del cardinal Angelo Sodano, riformando in contemporanea l'istituto del cardinale decano, ossia il presidente del collegio cardinalizio. Il tutto è stato comunicato mediante un'unica nota.

La nuova disposizione del pontefice argentino prevede che un consacrato possa essere incaricato in quel ruolo per un massimo di cinque anni. Quei cinque anni, secondo le prescrizioni del Santo Padre possono divenire di più, ma è un'eventualità da valutare caso per caso. La ratio dell'arcivescovo di Buenos Aires può essere questa: limitare il potere derivante dall'essere decano. Prima della novità in questione, il decano era considerato tale per l'intera sua esistenza, a partire dalla ricezione dell'incarico. Attenzione: non stiamo parlando di una funzione di secondo piano. Se non altro perché a quella figura spetta la convocazione del Conclave. Ora i membri del collegio dovranno eleggere il loro nuovo "coordinatore". E di nomi se ne fatto tanti, in specie tra i cardinali più anziani.

Il porporato italiano rinunciatario è stato centrale per la vita ecclesiastica internazionale e per la Curia di Roma. Sodano è stato il segretario di Stato di San Giovanni Paolo II. Durante il pontificato di Joseph Ratzinger, poi, ha mantenuto la medesima carica, sino all'avvento del cardinal Tarcisio Bertone. Francesco, invece, ha optato per un diplomatico, cioè per il cardinale Pietro Parolin, facendo sì che la Chiesa cattolica tornasse protagonista della geopolitica. Il passo in avanti fatto nei confronti della Repubblica popolare cinese - un altro focus contestato dal "fronte tradizionale" - ha impresso una sterzata storica. Prima di Parolin, il Vaticano era meno incisivo in politica estera.

Ma Sodano resta un nome pesante, prescindendo dai risultati conseguiti in passato come "ministro degli Esteri" della Santa Sede. La sensazione è che Jorge Mario Bergoglio abbia in qualche modo favorito un suo allontanamento. E le disamine che vertono su questa opinione non possono passare inosservate. Pure perché le voci che circolano tra gli addetti ai lavori ipotizzano la sussistenza di cause ben diverse da quella anagrafica. La versione ufficiale, quella che pure il Vaticano ha optato per comunicare all'esterno, è un'altra: Sodano ha fatto un passo di lato per l'età.

Ma la riforma del Papa e il passo indietro di Sodano sono stati preceduti da alcune considerazioni dell'arcivescovo di Vienna Christoph Schonborn. Riflessioni - quelle del cardinale austriaco - che sembrano tese a squarciare un velo attorno agli abusi. Sono le tempistiche, insomma, a dover essere prese in considerazione. Partendo per altro da una verità ormai assodata:la linea della "tolleranza zero" è piuttosto recente. Il cambio di rotta in materia di pedofilia è dipeso dal cardinale Joseph Ratzinger, che ha riformato in senso restrittivo la legislazione, quando era il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. Poi Benedetto XVI ha fatto registrare un record di "preti spretati". Francesco ha continuato sulla scia del suo predecessore. I problemi, quelli che vengono ventilati in relazione a Sodano, precedono gli ultimi due pontificati, che hanno segnato una vera e propria svolta.

Stando a quanto ripercorso da Linkiesta, per esempio, Christoph Schonborn, che era considerato un ratzingeriano ai tempi dello scorso Conclave (quando era dato tra i papabili), ma che adesso è su posizioni progressiste (basta dare uno sguardo agli attacchi scagliati dai conservatori per via del "concerto Lgbt" nella cattedrale viennese), ha voluto ricordare come il cardinal Angelo Sodano sia stato uno "strenuo difensore del cardinale pedofilo Hans Hermann Groër, il quale, non solo, fu sempre esente da qualsiasi sanzione canonica ma, alla morte, fu ricordato dall’allora segretario di Stato quale fedele servitore della Chiesa. E questo, per giunta, in un telegramma a nome di Giovanni Paolo II". Ma non è tutto.

Quando mons. Carlo Maria Viganò ha domandato le dimissioni di Papa Bergoglio per via del caso McCarrick, che ora è stato scardinalato e vive una vita di preghiera e penitenza negli Stati Uniti, ha chiamato in causa anche altri alti-ecclesiastici. Tra questi, nel memorandum figurava pure il nome del cardinal Sodano. Ma la vicenda più sbandierata, almeno da un punto di vista mediatico, è quella che usa associare il nome del cardinal Angelo Sodano a delle presunte coperture su cui avrebbe potuto contare padre Maciel, che è il fondatore dei Legionari di Cristo e che è stato scomunicato latae sententiae, anche per l'avvallo di Benedetto XVI, a causa dei numerosi episodi di abusi che sono stati riconosciuti e ammessi dalla Chiesa cattolica. Il Messaggero, per esempio, ha scritto senza mezzi termini che Maciel "In Vaticano godeva di protezioni molto potenti, come i cardinali Stanislao Dziwisz e Angelo Sodano". Ad essere tirate in ballo, insomma, sono alcune dinamiche interne al "cerchio magico" del pontefice polacco.

Proprio in queste ore, i legionari di Cristo hanno voluto rendere pubblico quanto emerso da un'indagine interna all'ordine. E le cifre hanno del clamoroso: quasi 200 persone abusate da più di trenta preti pedofili. Si dice che sia stato il prefetto della Congregazione della Fede dei primi anni 2000 a volere che i legionari di Cristo venissero commissariati.

E anche in questo caso il nome di chi ha voluto porre un freno al "collasso morale" corrisponde a quello di Joseph Ratzinger, che poi sarebbe divenuto pontefice e pontefice emerito.

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