Cronache

Se ora il gioco da tavolo dove si diventa 'papponi' diventa un caso politico

Il gioco, in commercio dal 2012, suscitò polemiche anche all'epoca. Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva: "Mi auguro che il gioco venga ritirato subito e si interrompa questa vergogna"

Se ora il gioco da tavolo dove si diventa 'papponi' diventa un caso politico

La sinistra torna indietro di 7 anni, riproponendo una polemica già emersa nel 2012, intorno a un gioco di società, dove il giocatore riveste i panni di un "pappone", che deve gestire una serie di prostitute, rappresentate da diverse carte, ognuna con delle caratteristiche diverse. Si chiama Squillo e i giocarori devono gestire un giro di prostitute. E ora, dopo anni in cui è in commercio, la sinistra si rivolta, polemizzando sul suo funzionamento.

Il gioco, secondo quanto riporta il Messaggero, che ne ha visionato le regole, consiste nel "gestire escort". Ognuna di loro, rappresentata da una carta, "ha una propria particolarità, parcella e ricavato finale in caso di affari non andati a buon fine". Non solo. Infatti, oltre alle carte "imprevisti", che sembrano prevedere anche l'omicidio dlle escort avversarie, il loro pestaggio o una gravidanza indesiderata. E, alla fine, anche la possibilità di vendere gli organi delle prostitute. Il vincitore sarà il giocatore che riesce a sconfiggere tutti gli altri "papponi" in gara.

Il gioco di società ha scatenato le polemiche di alcuni deputati. In prima linea, contro Squillo si è schierata Maria Elena Boschi, di Italia Viva, che ha commentato sulla sua pagina Facebook: "Mi chiedo come si possa immaginare di creare un 'gioco' in cui si usano le prostitute come pedine, con una gara tra 'papponi'". Poi sottolinea come non ci sia "niente di divertente nella vita di una donna sfruttata e obbligata a vendere il proprio corpo". Infine un'augurio, perché il gioco "venga ritirato subito e si interrompa questa vergogna".

Dello stesso parere anche Emanuele Fiano, del Pd, che scrive: "Si sta impazzendo veramente. E non parlatemi di ironia".

Peccato, però, che il gioco tanto criticato è in commercio dal 2012 e già allora aveva suscitato una serie di polemiche, che avevano visto protagoniste le donne della politica, che volevano far ritirare dal commercio Squillo e cancellare i numerosi spot. A portare avanti l'iniziativa c'era la senatrice Emanuela Baio Dossi, che sosteneva, secondo quanto riportava il Giorno: "Si configura un’istigazione a delinquere, abbiamo individuato un’apologia di reato".

A rispondere alle critiche odierne è intervenuto lo stesso ideatore del gioco, accusando il Messaggero, che ha riproposto le polemiche sul gioco, di alimentare una vecchio caso: "Squillo non è uno strumento didattico, ma un gioco per adulti amanti del black humor.

Chi non apprezza questo tipo d’intrattenimento è libero di non giocarci e, se lo desidera, di recensirlo negativamente", spiega.

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