Coronavirus

"Ecco perché rischiano di non riaprire": tre scenari per le Regioni

Il più probabile è il secondo, che vede slittare di almeno una settimana la riapertura dei confini

"Ecco perché rischiano di non riaprire": tre scenari per le Regioni

La Lombardia rischia di restare chiusa. Ancora in forse la possibilità di spostarsi da una regione all’altra. Almeno fino a fine mese, quando si avranno in mano i nuovi dati relativi alla ripartenza. Solo in quel momento il governo deciderà quali regioni potranno riaprire i confini e quali dovranno invece aspettare tempi migliori. L’ipotesi peggiore è che si richiuda tutto ancor prima di riaprire.

Come riportato da Repubblica, fondamentalmente sono 3 i possibili scenari che potranno delinearsi, tutti, ovviamente, basati sui dati che saranno disponibili dal 30 maggio. Difficilmente tutte le regioni del Nord potranno fin da subito sperare nel via libera. I soggetti positivi, almeno per il momento, sono ancora un numero troppo elevato. Il rischio di rovinare tutto quanto fatto fino a questo momento è molto alto. Possibile quindi, almeno per quanto riguarda la Lombardia, che si dovrà aspettare il 10 giugno per riaprire i confini con una maggiore sicurezza. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, d’accordo con la presidenza del Consiglio e gli Affari regionali, aspetta di vedere quali effetti abbia provocato la scorsa riapertura del 18 maggio. E questo si potrà sapere solo tra qualche giorno. Intanto, una prima notizia positiva era già arrivata in seguito all’uscita dal lock-down del 4 maggio: contagi in calo e pazienti in terapia intensiva dimezzati. Appuntamento quindi al 30 maggio per i nuovi dati. Per essere ancora più sicuri però dovremo attendere quelli del 10 giugno.

Tre gli scenari possibili

Tre gli scenari che si potranno avere. Solo il primo ipotizza una riapertura immediata da mercoledì 3. Questo prende in considerazione un valore dell’R0 sotto controllo, con un numero di positivi sempre minore, anche nelle regioni che ancora preoccupano.

Più probabile però la seconda ipotesi, quella che vede una situazione positiva quasi ovunque ma non in alcune regioni d’Italia. Se ciò avvenisse realmente, si dovrà pensare a fare un distinguo tra le regioni a basso rischio e quelle a rischio medio-alto. Per queste ultime, la chiusura dovrà durare ancora almeno una settimana. Le altre potranno invece rendere possibili gli spostamenti con regioni confinanti, purché presentino anch’esse un rischio basso.

Il terzo scenario è il peggiore. In questo caso viene ipotizzato che, già dai prossimi giorni, la curva torni a rialzarsi a causa della ripartenza del 4 maggio, e ancora di più per via delle riaperture del 18. In questo caso il governo potrebbe valutare un passo indietro, trovando un accordo con le varie regioni. Anche se la situazione in Lombardia è migliorata, raggiungendo un R0 a 0,51, vi è ancora molto rischio per il numero di contagi. La Lombardia è al primo posto, seguita da Trento, Piemonte e Liguria.

L'ultima parola agli esperti

Il premier Conte ha comunque ribadito che l’ultima parola spetterà agli esperti e al ministero della Salute. Decisioni non facili se si tiene conto che le regioni del Nord sono stanche e chiedono a gran voce di poter lasciare libera la popolazione di varcare i confini e raggiungere le altre regioni. Non di meno le regioni del Sud, che pressano in modo diverso, chiedendo maggiore cautela. In primis, i governatori di Campania e Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, che auspicano un ritardo nella riapertura delle regioni settentrionali, anche di solo una o due settimane. In questo modo non vi sarebbero ripercussioni sul turismo estivo delle regioni meridionali.

A questo proposito il ministro Francesco Boccia sarà a Milano mercoledì prossimo, quando probabilmente incontrerà anche Fontana.

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