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Un esecutivo di "irresponsabili"

Un esecutivo di "irresponsabili"

Alla fine questa maggioranza gialloverde tenterà di manomettere persino la Costituzione senza votare neppure un emendamento in aula. Al premier Conte e alla componente grillina piace evidentemente avvalersi dell'articolo 90 della Carta, anche se si applica soltanto al presidente della Repubblica. Il capo dello Stato, insegnano già alle scuole medie, «non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni», salvo ovviamente per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Al massimo la magistratura può inquisire i membri del governo, ma non l'inquilino del Colle in presenza di reati ordinari.

Poco importa se si parli di infrazioni al codice penale o responsabilità politiche, ma ormai la sensazione è che Conte e i suoi ministri scelti dalla Casaleggio Associati si sentano «irresponsabili», oltre a esserlo per tante scelte politico-economiche da mani nei capelli, a partire dal reddito di cittadinanza.

È incredibile che questo strano esecutivo di risulta, dipinto all'inizio come una simpatica rivoluzione anti casta, sia riuscito a presentare come appetibili tanti piatti indigesti. In nome del nuovismo contrapposto a un fittizio passato torbido, la maggioranza gialloverde non risponde mai di nulla. Forse per stanchezza molti italiani hanno alzato le spalle davanti al curriculum vitae semitaroccato del presidente del Consiglio, abbozzato di fronte ai dipendenti in nero dell'azienda di famiglia del ministro del Lavoro, sorriso dinanzi ai debiti della società del dirigente grillino più anticapitalista. Sono ragazzi, dai.

All'interno del governo però le dinamiche sono diverse - non sfugge - dinanzi alle disavventure leghiste. I presunti soldi di Mosca suscitano indignazione e i richiami alla «diversità» dell'onesto Di Maio. I sottosegretari Siri e Rixi sono saltati su pressioni grilline per guai giudiziari nonostante la mancanza di condanne passate in giudicato (Siri è ancora indagato e in attesa di sentenza di primo grado).

Tutti questi episodi, al netto di congiuntivi assassinati e mani in tasca durante l'Inno nazionale, sono veramente numerosi per una compagine governativa in carica da appena 13 mesi.

Il trucchetto di scindere le responsabilità è servito finora a galleggiare in un mare burrascoso tra mille polemiche interne e risultati inferiori alle attese. Per i nuovi padroni del Palazzo le responsabilità sono solo individuali o di un intero sistema. E grazie a questa benevola interpretazione, il gabinetto Conte si prepara a oltrepassare la boa dell'estate, ormai stremato e delegittimato. Non bastano i sondaggi (positivi per la Lega, negativi per i M5s) per autorappresentarsi come la scelta migliore per gli italiani. Così come diventa inquietante la ricerca di sponde nella magistratura con la spericolata sostituzione della sinistra giustizialista con l'ala grillina manettara e giacobina. L'«irresponsabile» Conte guadagna tempo con la sua immagine di uomo moderato con la pochette a quattro punte che nessun grillino saprebbe sfoggiare. Ma è giunto il momento di ricordargli che l'articolo 90 della Costituzione non può essere sostituito con un tweet o con la prassi quotidiana.

Un «irresponsabile» al Quirinale è una tutela per la nazione, un «irresponsabile» a Palazzo Chigi fa venire i brividi in piena estate.

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