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Il fallimento Capitale

Non serviva un astrologo per prevedere la precipitosa caduta del Movimento 5 Stelle e della sua sindaca romana

Il fallimento Capitale

Non serviva un astrologo per prevedere la precipitosa caduta del Movimento 5 Stelle e della sua sindaca romana. Basta unire i pezzi di un puzzle sparsi sotto gli occhi di tutti. Basta mettere in fila una dopo l'altra tutte le figuracce che gli amministratori grillini hanno collezionato nelle poche amministrazioni sulle quali hanno messo le mani: da Parma a Livorno, da Quarto a Gela. Indagati, raccomandati, sprechi e immunità non tagliate. La Raggi tiri un sospiro sollievo, è in buona compagnia. Perché a crollare non è solo lei, ma l'idea stessa del grillismo. L'utopia che i migliori candidati siano quelli scelti dalla rete, che la trasparenza sia automaticamente garanzia di onestà, che l'inesperienza sia il miglior curriculum per guidare la macchina pubblica, che la moralità sia una sciabola con la quale sterminare gli avversari. Sono rimasti assordati dal loro stesso grido «Onestà».

Tutto si è schiantato contro il colle del Campidoglio. E a questo punto non si può scaricare l'intero fallimento sulla sindaca. Come se l'avesse scalato da sola, quel colle. Come se nessuno l'avesse portata, per mano, fino alla poltrona più alta della Capitale. Lei è il frutto del grillismo, è stata programmata dalla Casaleggio Associati per espugnare Roma e aprire la strada a un eventuale governo a Cinque Stelle. Troppo facile mollarla, costringerla a epurazioni telecomandate, toglierle il simbolo come fosse un negozio in franchising, magari costringerla alle dimissioni e scaricare su di lei il fallimento del progetto. Come se Roma fosse una città qualunque, come se quello non fosse il banco di prova per chi voleva dimostrare di avere una superiorità non solo politica ma anche antropologica.

Un movimento politico è ciò che fa, non solo quello che dice. Ed è evidente a tutti cosa hanno combinato le amministrazioni a Cinque Stelle. La foto di Beppe Grillo e Rocco Casalino che gigioneggiano sul terrazzino del Campidoglio non sbiadirà facilmente. Non potranno fregarci riciclando anche per l'occasione l'idea che uno vale uno, perché mai come questa volta uno vale molti.

Adesso vogliono eliminare la Raggi come il virus maligno che ha infettato il software creato dai loro scienziati pazzi, ma è il software stesso ad essere fallato.

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