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Feriti di guerra (ma non si può dire)

Si ripresenta l'Isis con un attentato a cinque incursori di Marina e Col Moschin, un militare perde una gamba

Feriti di guerra (ma non si può dire)

La guerra allo Stato islamico in Irak non è mai finita, come dimostra il primo e grave attacco ai soldati italiani. E i nostri corpi speciali vi hanno preso parte, anche se fra mille limitazioni dettate dai soliti pruriti politici. «Cinque soldati italiani e due Peshmerga sono stati feriti durante un'operazione nelle montagne Ghara, fra Kirkuk e Kfre en Duz», hanno dichiarato le forze di sicurezza curde. «L'obiettivo della missione erano cellule dell'Isis annidate nella zona», ha scoperto il Giornale. Nei video che pubblichiamo oggi sul sito si vede un elicottero americano che vola basso, evacuando i feriti, e i curdi che sparano da un blindato per garantire la sicurezza.

I militari feriti sono inquadrati nella Tf 44, una task force di unità d'élite. Una cinquantina di uomini provenienti dal 9° Reggimento d'assalto paracadutisti «Col Moschin» e dal Goi, Gruppo operativo incursori della Marina militare, eredi della Decima flottiglia Mas della Seconda guerra mondiale. Il loro compito è addestrare i corpi speciali curdi e iracheni, oltre che garantire appoggio nelle operazioni contro le cellule del terrore che si annidano ancora in diverse aree del Paese. Ovvero assistenza, anche sul terreno, supporto di intelligence, appoggio aereo ed evacuazione medica. La trappola esplosiva che ha ferito i 5 militari italiani è scoppiata mentre ripiegavano, appiedati, verso i mezzi alla fine dell'operazione. Una missione in un'area molto delicata e infestata da cellule neanche tanto dormienti dell'Isis. I corpi speciali curdi conducono con il nostro aiuto operazioni di «ricerca e distruggi» di depositi di armi, basi dei terroristi o di cattura di comandanti dell'Isis.

Lo stesso, scarno, comunicato ufficiale della Difesa spiega che «il team» coinvolto nell'esplosione «stava svolgendo attività di mentoring and training (tutoraggio e addestramento) a beneficio delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta a Daesh». La zona dell'attacco è molto delicata e infestata dai resti dell'Isis. Difficile che i corpi speciali fossero impegnati solo in addestramento in una missione iniziata in piena notte, ben prima dell'alba, e siano incappati per caso su una trappola esplosiva. L'area non lontana da Kirkuk, oltre il fiume Tigri, è quella montagnosa di Ghara ,non lontana da Palkana, dove si sono insediati diversi combattenti dell'Isis sopravvissuti alla disfatta di Mosul e all'eliminazione della sacca di Hawija. In marzo era stato catturato un «corriere» dell'Isis che aveva il compito di spostare clandestinamente i militanti in armi dalle province limitrofe verso l'area di Palkana e Ghara. In maggio sono scoppiati scontri fra abitanti curdi e 300 arabi armati accusati di essere filo Stato islamico arrivati a bordo di blindati, che volevano piazzarsi nei villaggi circostanti.

La Tf 44, prima della ritirata dei curdi da Kirkuk, aveva un distaccamento anche nella città strategica per il controllo dei pozzi di petrolio. Questo significa che gli italiani conoscevano bene l'area. Altri distaccamenti dei nostri corpi speciali sono operativi a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, e Baghdad. Nella capitale c'è il comandante della task force, un tenente colonnello.

I nostri uomini d'élite non addestrano e appoggiano solo i curdi, ma pure due famose unità irachene, l'Emergency response division e la Golden division, che hanno liberato Mosul. I corpi speciali hanno anche il compito di raccogliere informazioni di intelligence per le operazioni anti Isis grazie ai nostri droni Predator e caccia Eurofighter di base in Kuwait, che non possono bombardare, ma solo filmare e fotografare. La missione in Irak si chiama Prima Parthica, dal nome della legione romana che arrivò fino a Sinjar, la capitale degli yazidi nel nord del paese, vicino al confine siriano. In tutto stiamo impiegando 1.100 militari, 305 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei, secondo il sito della Difesa. A Erbil 350 militari, fra cui 120 istruttori, addestrano le forze curde (30mila dal 2015), che hanno difeso il nord dall'avanzata dello Stato islamico. Nell'aeroporto militare di Erbil opera il Task group Griffon con 4 elicotteri NH90, che ha compiti di trasporto dei militari alleati in tutto l'Irak. Prima Parthica e la Tf 44 fanno parte della grande coalizione che ha sconfitto l'Isis, almeno come occupazione territoriale di grandi città.

A Baghdad addestriamo pure la polizia irachena con i carabinieri e abbiamo il generale di brigata Paolo Attilio Fortezza, un incursore, comandante di tutto il contingente.

Fino a marzo presidiavamo la strategica diga di Mosul, ma abbiamo passato il testimone agli americani.

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