Cronache

Fermare tutte le auto? Non ferma il CO2

Ecco i dati: la natura riscalda il clima più dell’uomo. E le macchine meno di tutti

Fermare tutte le auto? Non ferma il CO2

Da noi anche i ragazzini delle medie usano Greta per strappare un sorriso, perché oggettivamente si presta, col suo sorriso inquietante sotto quell'impermeabilino giallo nordico, tipico dei bambini che vanno a scuola a piedi sotto la pioggia (noi ce li portiamo in macchina davanti all'ingresso, in tripla fila, per paura che l'acqua li restringa). È che siamo fatti così, scherziamo su tutto, senza che ciò implichi alcuna volontà di sminuire la gravità del tema ambientale, che merita e riceve tutto il rispetto possibile, a cominciare proprio dai giovanissimi. Appunto perché è una cosa seria e merita rispetto, l'alterazione climatica va affrontata in punto di verità scientifiche, lasciando fuori dalla porta mode e pregiudizi di ogni genere. Le questioni sono essenzialmente due: l'impatto sulle alterazioni climatiche dell'economia dei fossili e, dentro di essa, il peso delle auto europee, visto che è su queste che si sono presi i provvedimenti più incisivi e più costosi, danneggiando la competitività dell'industria e la sua occupazione.

Detto diversamente, noi europei stiamo per pagare un prezzo altissimo, da soli, per frenare il riscaldamento del pianeta. La Terra oggi ha un clima più caldo di 0,8 gradi rispetto al 1880, allorché si concluse la «piccola età glaciale», un raffreddamento di uno/due gradi (nel 1870 il porto di New York ghiacciò fino a Staten Island) iniziato nel 1300 dopo il lungo periodo caldo medievale, che invece aveva causato la scomparsa di molti ghiacciai. In quegli anni cominciava pure la rivoluzione industriale con l'energia prodotta dal carbone ad elevate emissioni di CO2 . È su questo che poggia il nesso di causalità. La temperatura globale dipende dal calore che arriva dal Sole e dalla quantità di esso che il pianeta riesce a scambiare nello spazio. Semplificando, alcuni gas serra (principalmente vapore acqueo e CO2 ) trattengono il calore dentro l'atmosfera, provocando il riscaldamento. Per dirla tutta, gli scienziati stanno tuttora studiando per capire quanto i cicli solari (ossia il calore in ingresso) influiscano sulle oscillazioni climatiche. Restando sulla CO2, osservano che è aumentata costantemente, da meno di 300 parti-per-milione di metà Ottocento alle 410 attuali, mentre le variazioni climatiche mostrano un andamento frastagliato, con due cali bruschi all'inizio del secolo scorso e dopo il 1945.

Il pianeta produce anidride carbonica nell'ordine di 800 miliardi di tonnellate (Gt) all'anno. Le cifre oscillano da un anno all'altro, ma possiamo affermare che la massima parte derivi dagli oceani (41%), dal suolo (27%) e dalla vegetazione (27%). Le attività umane, inclusa la deforestazione, valgono circa 42 Gt, il 5% del totale, con la Cina al primo posto (27%) seguita dagli Usa (15%) e dall'Europa (10% ma in calo). Metà delle emissioni umane viene dalla combustione di fossili per ottenere elettricità e riscaldare le case. Il sistema dei trasporti terrestri, marittimi e aerei vale 6,6 Gt, pari al 16% della CO2 2 antropogenica, dove le sole auto ne emettono 2 Gt, meno del 5%. Tornando alle politiche industriali europee, che stanno mettendo all'angolo il settore automobilistico con 3,4 milioni di addetti, le emissioni riconducibili al parco circolante in Europa sono 0,7 Gt/anno, un centesimo di quelle antropogeniche.

Se per incanto tornassimo in Europa ai carri trainati da animali, le emissioni globali del pianeta diminuirebbero qualcosa meno di un millesimo.

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