Cronache

Ferrovie del Sud ­Est: gli autobus bruciano e i conti scottano

Autunno caldo per le Ferrovie Sud Est. Lungo la linea che abbraccia le province di Bari, Taranto, Brindisi e Lecce, numerosi gli episodi di avaria dei mezzi con conseguenze pesantissime per i cittadini

Foto di Emanuela Carucci
Foto di Emanuela Carucci

Alle Ferrovie del Sud­ Est bruciano gli autobus e i conti scottano: "La paura per i nostri ragazzi è tanta” spiega Mimma, una mamma di Avetrana, in provincia di Taranto. “Una mattina, mia figlia ha preso la corsa per andare a scuola. I suoi compagni, dai sedili posteriori, hanno avvertito l'autista: qualcosa non andava. Dalle prese d'aria, all'altezza delle ruote, usciva fumo. Scena da incubo. Il conducente ha subito aperto gli sportelli, gli studenti hanno abbandonato il mezzo. Malgrado il fuoco divampasse, l'uomo è rientrato a suo rischio e pericolo per controllare che nessuno fosse rimasto nella vettura".

E' stato un "autunno caldo" quello delle Ferrovie Sud Est, anzi bollente. Lungo tutta la linea che abbraccia le province di Bari, Taranto, Brindisi e Lecce, più della metà del territorio pugliese. Numerosi gli episodi di avaria dei mezzi con conseguenze pesantissime: studenti e pendolari a terra, ritardi biblici e disagi senza fine. Calcolando la movimentazione annuale di 17 milioni di passeggeri, si capisce la portata del problema per questo spicchio di Mezzogiorno.

Spiega ancora Mimma, la mamma della ragazza che si trovava sull'autobus in fiamme ad Avetrana: "Le avarie ai mezzi non sono una novità. Negli ultimi anni sono state quasi quotidiane.

Mio figlio ricorda addirittura una catena umana fatta dai ragazzi per spegnere un altro incendio tempo addietro. Addirittura mezzi con problemi ai freni. Nel 2013 – continua ancora la donna – noi genitori abbiamo fatto anche una denuncia penale. Una pattuglia della polizia fece scendere tutti i ragazzi da un autobus che trasportava 108 studenti. Restarono in una stazione di servizio, in attesa di un altro mezzo per andare a scuola. Rischiarono la vita: in sovrannumero, su un bus non certo efficientissimo, lungo una strada ad alta velocità. Man mano che si riducono i mezzi disponibili funzionanti, il servizio subisce penalizzazioni. Io dico: se l’azienda Sud Est è dello Stato perché si è ridotta così? C’è qualcosa di poco chiaro in questo. Tanti politici sono intervenuti: promesse, promesse; ma siamo sempre allo stesso punto. Si sa che le Ferrovie del Sud Est hanno un bilancio in perdita. Chi vuol farle fallire?".

Autobus in fiamme
Foto di Emanuela Carucci

Autobus bruciato 1
Foto di Emanuela Carucci

Il governo ha commissariato l’azienda. I conti non tornano e i numeri sono drammatici: 311 milioni di euro di debiti (alle esposizioni verso banche e creditori andrebbero sommati i soldi del fondo tfr scomparsi, le somme del capitale sociale spese, i crediti vantati verso la Regione e verso il ministero dei Trasporti), 1300 dipendenti il cui posto traballa e 1400 contenziosi di lavoro che potrebbero trasformarsi in un ulteriore aggravio per le casse delle Ferrovie Sud Est qualora l’esito fosse sfavorevole. Sempre i numeri stanno lì a dire di un sesto del parco macchine (su 320 bus) fuori uso. Per tacere delle pessime condizioni di molti treni che percorrono le linee ferroviarie interne tra Bari e il Salento. Sulla gestione delle Ferrovie Sud Est indagano la Corte dei Conti e le procure di Lecce e Firenze. Nel mirino, in particolare, anche le spese per il personale e quelle legali con retribuzioni e parcelle da capogiro. Tutto questo mentre l'azienda detiene il record negativo sui biglietti venduti.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha firmato un emendamento alla legge di Stabilità, disponendo le nomine del commissario Andrea Viero e da due subcommissari:

Domenico Mariani e Angelo Mautone. L’organismo resterà in carica un anno, al termine del quale la società potrebbe essere trasferita alla Regione a condizione che la ricognizione dei debiti porti con sé anche il loro azzeramento così come chiesto dallo stesso governo regionale. Si punta già al pareggio di bilancio alla fine del 2016, un obiettivo ambizioso. Lo Stato, con l’emendamento ha disposto il trasferimento all’Ente di 70 milioni di euro a fondo perduto; di questi, 50 dovrebbero consentire all’azienda di non affondare nell’immediato. Inoltre sono stati erogati 17,50 milioni di euro, sbloccati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il saldo del contributo di esercizio 2014 e per l’anticipo dei fondi 2015. Non bastano, certo, per far fronte al macigno debitorio di oltre 300 milioni di euro? La Regione vuol acquisire un’azienda senza debiti, ma l’interrogativo di fondo rimane: val la pena salvare le Ferrovie del Sud Est e non piuttosto cederle ai privati?

Gli obblighi del commissario e dei suoi vice sono: presentare il piano industriale, dal quale dipenderà il rilancio effettivo delle Ferrovie del Sud Est; redigere una relazione pubblica sulle cause del dissesto.

La chiave di tutto saranno i tagli alle spese. Il nuovo Consiglio di amministrazione ha già evidenziato la possibilità di ottenere da subito risparmi per 8 milioni di euro l’anno. Ma la gestione commissariale ora passa al setaccio i conti, tra sprechi più antichi e recenti. Ferrovie del Sud Est pagava a “Centro Calcolo” (l’appaltatore che si occupava delle buste paga) 800mila euro l’anno per un servizio che sul mercato viene offerto a 170mila euro l’anno. Quindi lo

Stato ha pagato cinque volte di più del costo effettivo dell’attività. Il ministero, a riguardo, ha previsto che il commissario, supportato dai due subcommissari, dovrà avviare l’azione di responsabilità. Stesso tipo di controllo verrà effettuato anche su altre due ditte ex appaltatrici. Non quadrano nemmeno le questioni relative alle assunzioni dei figli di alcuni sindacalisti e di 70 autisti dall’agenzia interinale Adecco. Sarà lunga la stagione di risanamento per l’ennesimo carrozzone mangiasoldi made in Sud.

Eppure Ferrovie del Sud Est, presente da più di settant'anni sul territorio pugliese, ha anche numeri importanti che avrebbero dovuto imporre un servizio efficiente per la comunità: 17 milioni di passeggeri l'anno che usufruiscono dei servizi lungo 474 chilometri di linee ferroviarie in quattro province pugliesi (Bari, Taranto, Brindisi e Lecce) e 130 comuni serviti dal servizio automobilistico. Si tratta della più grande rete di trasporto locale in Italia, ora afflitta da sprechi, carenze, scarsa efficienza.

"Ogni mattina è una corsa affannosa. Dobbiamo sempre sperare di poter entrare per primi nell'autobus, altrimenti rischiamo di rimanere in piedi e se a bordo sono già in troppi si rischia di rimanere alla fermata e aspettare l’autobus successivo, alle 10. Ma così addio scuola. Non possiamo utilizzare il biglietto per la stessa tratta con il treno, perché il controllore a bordo ci fa la multa". Il racconto corale degli studenti minorenni sull’autobus che li porta all’istituto alberghiero di Crispiano (Taranto) mescola alla paura dei ritardi quella dell’incidente: "Una mattina su una strada in discesa (a Statte, in provincia di Taranto) hanno smesso di funzionare i freni. Il bus prendeva velocità in discesa. L'autista ha cercato di mantenere il controllo e grazie ad un dosso, il pullman ha rallentato fino a fermarsi. Poi ha avuto un malore per lo spavento". Pensando allo sfascio aziendale, agli sprechi, alla cattiva gestione, ai mezzi carenti e inefficienti, pensando alle paure di studenti e lavoratori pendolari di questo pezzo di Mezzogiorno, gli autisti delle Ferrovie Sud Est sembrano ogni giorno dei santi o degli eroi.

Sospesi, in bilico, tra miracolo e coraggio.

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