Cronache

Foibe, la violenza della sinistra: "Inopportuno far parlare Biloslavo"

Il reporter del Giornale invitato a parlare nel Giorno del Ricordo. L'Anpi protesta. E il M5S esce dall'aula

Foibe, la violenza della sinistra: "Inopportuno far parlare Biloslavo"

Ci sono giornalisti col diritto di parola e giornalisti da zittire. Morti di serie A e morti di serie B. Vittime che meritano il Ricordo e altre no. Il ritornello è sempre uguale, ed ogni anno si ripresenta in una qualche forma: mettendo in dubbio il dramma di Norma Cossetto, disconoscendo la tragedia di Basovizza, minimizzando l’esodo giuliano-dalmata. O ancora, ed è il caso odierno, protestando platealmente perché un reporter di guerra viene invitato a parlare di foibe. L’accusa è sempre la solita, la stessa che per decenni ha marchiato gli italiani poi gettati nelle fosse carsiche: essere “fascisti”, “di destra”, “eversivi”. Dunque meritevoli come minimo di censura preventiva.

L’occasione dell’ennesima polemica è l’evento organizzato oggi al Consiglio regionale della Toscana. Una “seduta solenne” in ricordo delle vittime dei partigiani di Tito con gli interventi dello storico Franco Cardini e del giornalista Fausto Biloslavo. La meritevole iniziativa, che in un Paese normale avrebbe ricevuto il plauso di tutti, si trasforma in terreno di scontro. Prima l’Anpi esprime “sorpresa e sconcerto” per l’invito del reporter del Giornale, poi il gruppo M5S esce addirittura dall’aula per “l’inopportuna” presenza di chi, questa è l’accusa, alimenterebbe “l'idea che una strage possa essere patrimonio di una sola parte politica”.

Lo scontro esplode quando ancora il sole dorme dietro le colline di Firenze. Alle 5 del mattino il comitato regionale dell’Anpi verga un post su Facebook per puntare il dito contro il "rappresentante di quella destra che frequenta spesso e volentieri le frange più estreme e antidemocratiche" d’Italia. Il testo suona come una sentenza sommaria di condanna: Biloslavo è colpevole, senza appello, di aver presentato libri con Gabriele Adinolfi, Stefano Delle Chiaie e Franco Nerozzi. “Non sono né eversivo, né revisionista, né antidemocratico - ribatte il reporter - Sarebbe bastato ascoltare il mio intervento. Mi chiedo: è forse l’Anpi che decide quali libri può presentare un giornalista? Mi ricordano molto il III Reich che i libri era solito bruciarli… Rivendico il diritto di scegliere quali testi presentare, magari anche criticandoli: non possono essere loro a decidere cosa bollare col marchio nero".

Lo “stupore” di Biloslavo per l’uscita degli “ultimi dei Mohicani” dell’Anpi si mescola alla “amarezza” per la presa di posizione del Movimento. “Il giorno del ricordo, al pari di qualsiasi altra celebrazione in memoria delle vittime di stragi nazifasciste, è un patrimonio della memoria che appartiene a tutti noi”, ha detto la grillina Irene Galletti annunciando l'abbandono del gruppo dall'aula durante l’intervento “inopportuno” del giornalista. Eppure è curioso che possa essere considerato "divisivo" il figlio di un esule e nipote di un infoibato, un professionista che al ricordo delle vittime ha dedicato anche il suo ultimo libro ("Verità infoibate") scritto con Matteo Carnieletto. "Nel Giorno del Ricordo uno degli interventi più significativi è stato quello del grillino Roberto Fico - spiega Biloslavo - E io ho detto praticamente le stesse cose del Presidente della Camera: che nessuna aggressione o violenza può giustificare un altro crimine; e che le tesi negazioniste non hanno più motivo di esistere. La consigliera grillina avrebbe dovuto prima ascoltare il mio intervento, e solo dopo criticarmi”. Oppure, Galletti avrebbe potuto leggere il post del collega di Movimento, Gianni Leggieri, consigliere regionale in Basilicata. Il quale, oltre ad elogiare "la caparbietà di storici e giornalisti che non si sono arresi di fronte all'indifferenza" verso le foibe, ha anche citato proprio il nuovo libro di Biloslavo.

Verità infoibate - Libro

Solidarietà al giornalista è arrivata dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia.

"Siamo ancora una volta nella situazione in cui alcuni non vorrebbero far parlare gli altri - scrivono in una nota Francesco Torselli, Vittorio Fantozzi, Diego Petrucci, Alessandro Capecchi e Gabriele Veneri - Tappare la bocca ai giornalisti è la prima azione che compiono i regimi dittatoriali come quelli che, evidentemente, piacciono ai grillini”.

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