Cronache

Fondi europei, a rischio 12 miliardi. "Molti sprechi, pochi investimenti"

Una corsa contro il tempo per evitare di perdere i finanziamenti comunitari. Molti i progetti a rischio

Fondi europei, a rischio 12 miliardi. "Molti sprechi, pochi investimenti"

Il problema è tutto fuorché nuovo. I fondi europei destinati al Mezzogiorno rischiano di andare perduti. E le cifre di cui si parla non sono briciole, ma qualche miliardo di euro. Di investimenti c'è bisogno, è innegabile. Peccato che l'Italia debba ancora certificare 12 miliardi di spesa (su 46, praticamente un quarto del totale) di quelli stanziati per il programma 2007-2013.

Ventotto miliardi sono arrivati dal bilancio della comunità europea, gli altri sono risorse nazionali. E per la certificazione - ricorda il Corriere della Sera - c'è tempo soltanto fino al 31 dicembre, mentre entro marzo 2017 vanno depositati i documenti per ottenere i rimborsi.

Un obiettivo che persino Renzi trova "molto impegnativo e difficile". Lo ha detto mentre è impegnato a preparare una proposta per il rilancio del Mezzogiorno, che venerdì sarà davanti alla direzione del Partito Democratico.

Quello dei fondi europei è un problema di cui oggi si occupa anche La Stampa, che mette in chiaro che i soldi per far ripartire l'economia in fondo ci sarebbero, ma sono investiti male o non sono spesi proprio. "Le nostre grandi infrastrutture richiedono un tempo medio di undici anni al Sud e di nove al Centro-Nord per essere realizzate. Troppo", dice al quotidiano Emanuele Felice, docente di Storia economica a Barcellona.

Se uno dei problemi è quello di evitare che si perdano i fondi del vecchio programma. "Pur di non perderli si ricorrerà alla cosiddetta riprogrammazione, spostandoli da interventi che si sono arenati a programmi che funzionano", ipotizza il Corriere, c'è da considerare che poi arriveranno i soldi del nuovo programma.

Per i prossimi nove anni si parla di circa 11 miliardi l'anno destinati al Sud, se contiamo i residui 2007-2013 e i cofinanziamenti nazionali, dice Confindustria.

Ora il punto è utilizzarli, e bene.

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