Fontana e Sala Chi fa l'Italia e chi la disfa

Fontana e Sala Chi fa l'Italia e chi la disfa

Beppe Sala, sindaco di Milano e Attilio Fontana, governatore della Lombardia sono persone con storie politiche diverse, il primo è uno dei leader del Pd, il secondo della Lega. Entrambi però sono dei professionisti di successo (uno è manager, l'altro avvocato) che hanno scelto di diventare classe dirigente del Paese, con un non lieve danno economico avendo rinunciato a esercitare le loro redditizie attività. I due sono a capo dell'unica città e dell'unica regione detto con rispetto per tutte le altre - che il mondo ci invidia e prende a modello di efficienza pubblica e privata, di sviluppo corretto. Merito dei predecessori, certo, ma anche loro che stanno lavorando tanto e bene. In un Paese normale gente così, gente rara, sarebbe protetta e rispettata dall'intero sistema dello Stato. In un Paese normale appunto, non in Italia.

Ieri infatti i pm della Procura di Milano hanno chiesto oltre un anno di carcere per Sala e interrogato per tre ore Fontana. Nel primo caso l'accusa è di aver accelerato delle pratiche per permettere a Milano Expo di aprire in tempo evitando all'Italia una figuraccia internazionale (con relativo enorme danno economico), nel secondo è di aver assunto in Regione uno stimato professionista (e politico) che gode da sempre della sua piena fiducia. Parliamo di ipotesi di reato bagattellare e pretestuose, di cavilli giuridici degni del peggior burocrate che non sa guardare oltre il suo naso, se fossimo in altri campi parleremo di un mix tra invidia sociale e rancore politico.

Siamo alle solite. C'è chi l'Italia la vuole fare e chi si ostina a disfarla solo per giustificare il suo ruolo. Il danno personale è questione che riguarda i due, quello politico invece colpisce tutti noi e mina la credibilità, soprattutto all'estero, di due figure chiave il sindaco di Milano e il governatore della Lombardia da oggi costretti a dover spiegare e giustificare fatti che per chi non conosce l'andazzo italico potrebbero apparire compromettenti o infamanti.

Io spero solo che a Sala (che a scanso di equivoci non ho votato e non voterò fino a che resterà nel Pd, cioè immagino a lungo) per un verso

e a Fontana per l'altro non venga in mente di mandare tutti a quel paese e tornare alla comoda vita privata. Ne avrebbero tutte le ragioni ma quella sì, sarebbe una sconfitta. Milano, con le «colonne infami» ha già dato.

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